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di GABRIELLA SASSONE «NON HO mai mandato seni nudi in passerella: non mi interessa.

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Chi ama il mio stile non lo accetterebbe mai. Io lavoro sempre nel rispetto delle mie clienti che mi seguono da anni e sanno bene quale è la mia immagine. Vesto first-lady, no Veline! Il segreto dell'eleganza? Vestire senza eccedere: l'abito deve essere un complemento, un mezzo per mettere in evidenza la personalità». Un maestro di stile e rigore come il napoletano (naturalizzato romano) Fausto Sarli non poteva non essere d'accordo con Giorgio Armani, che ieri ha sollevato una polemica sui troppi nudi che accompagnano la moda, in pedana e sui giornali, e sull'effetto Velina che sta cannibalizzando la couture. «La moda oggi è un fenomeno di comunicazione, ma esasperato in modo eccessivo che non fa bene neanche a chi la moda la crea. Puntare sui nudi e sui facili scoop serve a finire sui giornali, è vero, anche se credo che la gente non ne possa più. Vorrei che si tornasse a parlare di moda vera: non è importante sapere chi siede nel parterre, ma il messaggio che questa nobile arte vuole dare ogni volta», aggiunge saggio Sarli che venerdì sera farà una sontuosa sfilata con l'ultima collezione ispirata agli anni '70 di Veruska e Benedetta Barzini a Capodimonte durante la celebrazione della Giornata Mondiale della Pasta. «Alla fine degli anni '80 si è gridato al miracolo e tutti si sono messi a fare moda. Ma, spesso, anche chi la fa dovrebbe andarsi a rivedere gli archivi storici che hanno fatto sì che il Made in Italy si imponesse nel mondo. Per la ricerca, la costruzione, il buon gusto delle creazioni presentate, non certo per i tanga o per le natiche al vento! Le mie clienti, ad esempio, vengono in atelier a chiedere ciò che hanno visto in passerella, perché noi facciamo solo alta moda. E la giornalista recensisce quello che vede: se vede tanga scriverà solo di quello! Sono d'accordo con Armani: fare moda è un'arte, un mestiere nobile. Chi si serve solo dei facile scoop da prima pagina lascia il tempo che trova; chi continua a costruire e migliorarsi cresce. In ultimo credo che scadere a tutti i costi nel volgare non sia neanche una buona forma di comunicazione!». Anche uno stilista 65enne che però non rinuncia a tocchi di trasgressione e spettacolo come il meneghino Lorenzo Riva si schiera con l'Armani-pensiero. «Pure se ho un background che non comprende la nostalgia: tornare indietro è brutto, meglio guadare avanti ed essere sempre all'avanguardia. Certo, non si può andare avanti con culi e tette di fuori, ma sono i giornali che li vogliono. Perché tirano di più. Vuol dire che il voyeurismo sta nella gente. Oggi, è triste constatarlo, vive e trionfa solo la volgarità. Non mi far fare nomi, per carità, ma le prime a propagandare la volgarità con i loro improbabili look sono le conduttrici tv più note e le show-girl - spara a zero Riva - Certo, se nelle mie collezioni presentassi solo tailleurini con gonne a tubo sarei considerato vecchio! Il tailleur perbene l'ho fatto indossare a Saint Tropez alla nuova Brigitte Bardot: per finire sui giornali le ho messo le cOulotte al posto della gonna a tubo 10 centimetri sopra al ginocchio. Però in show-room, poi, ho venduto quella!».

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