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di SIMONA BUONOMANO LIBRI da guardare più che da leggere, libri che hanno un valore estetico ...

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Impossibile citare tutti i duecentocinquanta pezzi che compongono l'esposizione «Figurare la parola», alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze fino al 31 Marzo 2004. Non chiamateli, per carità, libri illustrati: quando l'editore parigino Vollard nel 1900 inventò questo nuovo genere, li definì «livres de peintres». Oggi possiamo ribattezzarli, riduttivamente, libri d'arte: o meglio libri che vivono per immagini, in cui il rapporto tra testo e immagini si ristruttura in equilibri di volta in volta diversi, ma sempre a favore dell'elemento figurativo. La mostra, resa possibile grazie all'acquisizione del fondo Bertini, si arricchisce di filmati, laboratori didattici per i bambini e originali visite animate promosse dal Museo dei Ragazzi: le guide illustrano alcune opere, mostrando ai visitatori valigie che nascondono la poetica dell'autore e raccontano storie di vita: come Matisse, che, costretto a letto sei mesi e impossibilitato a dipingere scopre i ritagli di carta. Nasce così «Jazz», il libro scritto a mano e illustrato interamente da lui; Picasso, che dipinge in un libro due grandi incisioni all'acquaforte con 18 scene, nell'intento di ridicolizzare il generale Franco, ma le ultime quattro scenette, dopo il bombardamento di Guernica, perdono l'ironia dell'inizio per rappresentare il dolore. Dentro questi capolavori ci sono frammenti di Storia, c'è la vita di chi li ha dipinti, e insieme ci sono l'arte e la letteratura di un'epoca, in un'esposizione che apre mille possibilità di lettura.

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