di LORENZO TOZZI SULLE colline abruzzesi che degradano verso il mare c'è un Teatro di antica ...
È il Teatro Marrucino di Chieti, fondato nel 1818, ma solo da sette anni tornato ad essere fucina di spettacoli di qualità (sinfonica, danza, lirica, operetta, prosa, teatro per ragazzi, laboratori) grazie alla lungimiranza di operatori oculati come il compositore Sergio Rendine, direttore artistico, e l'instancabile commissario Aurelio Bigi, un ometto straordinario che sembra uscito pari pari da un romanzo di Gogol. E c'era proprio tutta la città, sindaco compreso e carabinieri a cavallo venuti espressamente da Napoli, per festeggiare la serata inaugurale della stagione lirica, che comprende quest'anno ben sette nuove produzioni tra cui opere desuete come l'«Attila» di Verdi o «L'Uccellatrice» di Jommelli. Ad inaugurare era «Il Turco in Italia» di Rossini, opera vocalmente impervia, eseguita da uno stuolo di giovani cantanti di grande qualità e sotto la bacchetta di un direttore valente come Marzio Conti. La regia "economica" di Antonio Fava, ricca di spunti e di maniere della commedia dell'arte, proietta la commedia in una Napoli di pittoreschi scaricatori di porto e di vispe zingarelle (con tanto di pitone vero in scena sulle spalle di una circense) e conferisce connotati a volte originali e sopra le righe a qualche ruolo, come il turco Selim playboy da spiaggia più vicino a Sandokan che a un Visir, o il poeta un po' gigione più che surrealmente pirandelliano. Ben ha meritato il cast vocale con l'agile voce della greca Myrthò Papatanasiu nei panni delle leggera Fiorilla, sedotta dall'intraprendente turco, con il garbatamente caricaturale Selim di Natale De Carolis, ma soprattutto lo strepitoso artritico Geronio dell'eccellente Massimiliano Gagliardo, degno della migliore tradizione comica napoletana. Bene anche Amedeo Moretti nell'impervio ruolo del guastafeste Narciso, il poeta testimone e sceneggiatore dell'azione di Piero Guarnera, la vispa zingara Zaide di Damiana Pinti. Applausi ad un Teatro che dopo aver avuto il riconoscimento regionale di Teatro Lirico d'Abruzzo mira ora a quello statale di Teatro di tradizione. Ed a pieno titolo.