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Anche quanti accusano disturbi neurologici traggono giovamento dall'ascolto delle sue opere La polemica contro il celebre «Requiem»

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Il compositore austriaco è stato studiato ed analizzato sotto tutti i profili: estetico, stilistico, linguistico, biografico, sociologico, bibliografico. E si continua a scriverne perché la sua arte, come quella d'ogni genio, rinnova o muta i propri contenuti lungo il divenire del tempo e la sua figura di uomo e d'artista continua ad esser segnata da vicende e accidenti mai del tutto appurati. A Mozart si sono appassionate schiere di musicologi, storici della musica, critici musicali, musicografi, compositori: ed anche romanzieri, poeti, letterati e giornalisti. L'ultimo libro del catalogo mozartiano in lingua italiana appare a firma dello storico Piero Melograni «WAM. La vita e il tempo di Wolfgang Amadeus Mozart». Ci troviamo tra le mani una biografia di carattere e d'impostazione divulgativi, vale a dire aliena da severe ambizioni accademiche o da dotti intendimenti musicologici. Nasce, ci par di capire, dallo schietto piacere dell'autore di scriverla: d'esprimere con essa la propria ammirazione per un artista da sempre previlegiato; e da questo piacere discende altresí la scorrevolezza della lettura. La base dei materiali biografici è fondata in modo precipuo sulla doviziosa corrispondenza epistolare mozartiana, mentre i giudizi critici sulle maggiori opere del compositore salisburghese si rifanno, di norma, a quelli formulati nelle disamine critiche dagli eminenti esegeti mozartiani del passato e del presente. Da Melograni si delinea un Mozart «equilibrato» sotto l'aspetto psicologico: uomo affatto calato nel proprio tempo, che non s'espande in una dimensione demonica come avverrà sovente nella «Romantik», né s'inoltra sui binari ideologici e culturali d'un serrato illuminismo, né assurge ad effigia di un'apollinea armonia come accadrà talvolta nel Novecento per la penna degli studiosi e lo strumento degl'interpreti francesi. Considerato con bonomia e famigliarità, il Mozart di Melograni è un uomo normale che compone musica straordinaria: una musica a tutt'oggi assai popolare, d'una popolarità «nettamente superiore - annota con tenero estremismo l'autore nell'epilogo - a quella di altri grandi musicisti pur amatissimi dal pubblico di tutto il mondo quali ad esempio Puccini, Verdi, Beethoven, Chopin e Cajkovskij». Una ragione per cui la musica mozartiana vive un trionfo postumo risiede a parere del biografo «nel profondo sentimento di rispetto da Mozart sempre provato nei confronti del pubblico. La sua musica è intelligente, nuova, sapientemente costruita, ma non è mai aspra, urtante o violenta». Taluno potrebbe obiettare che in verità anche la «Nona» di Beethoven e «La sagra della Primavera» di Stravinskij albergano nei cuori delle genti, ancorché sia la loro musica a tratti alquanto aspra, urtante e violenta. Però è vero che non già a Beethoven od a Stravinskij, bensí a Mozart si volgono numerosi centri terapeutici «per cercare di guarire - osserva il Melograni - le persone afflitte dalla dislessia, dall'autismo, dall'epilessia o per influire positivamente sulla psiche dei nascituri e delle loro madri». Segno che da quelle note s'effonde una sorta d'unguento lenitivo che non solo blandisce il pathos sotto il profilo estetico ma smatassa i patologici grovigli che vanno tumultuando nell'anima dell'umana fragilità. Si noterà da ultimo che l'autore vorrebbe audacemente cancellare dal catalogo dei titoli e dei capolavori mozartiani l'inadempiuto «Requiem in re minore» (KV. 626), poiché «non è un'opera scritta da Mozart, quanto piuttosto un'opera che altri scrissero per lui». E aggiunge: «Il grande pubblico, non sufficientemente informato, ritiene di solito, ancora oggi, che l'opera sia interamente di Mozart. E si emoziona all'idea che quel grande musicista l'abbia scritta alla vigilia della sua morte». Si convenga che il grande pubblico ha l'attenuante d'esser stato suggestionato dal «Requiem» anche perché i maggiori direttori d'orchestra al mondo del N

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