Il pianto greco della musica contemporanea
La forte protesta risulta anche da una recente inchiesta di Emanuela Muzzi. Piagnoni e lamentosi sulle sorti della musica contemporanea c'è tuttavia qualche rara eccezione, come ad esempio il compositore Marco Betta: «C'è un futuro radioso per il teatro d'opera», ma gli altri fanno un pianto greco contro la politica, la scuola, i mass media, le programmazioni musicali che riducono la musica dell'oggi ad una realtà reietta. Il compositore Giacomo Manzoni: «I nostri governi, sia quello attuale che quello precedente, stanno lasciando da parte o addirittura sopprimendo la possibilità che la cultura musicale del nostro tempo raggiunga il pubblico». Ribatte Gianni Borgna, assessore alla Cultura del Comune di Roma: «Il comune ha sempre prestato attenzione alla innovazione, alla sperimentazione del panorama musicale. A Roma è in svolgimento la rassegna Progetto Musica che unisce le associazioni romane attive nella musica contemporanea. Con il maestro Marcello Panni abbiamo creato P. M. dieci anni fa e da allora il nostro sostegno non è mai venuto a mancare». Nota il compositore Matteo D'Amico «Sul fronte della musica nuova molti degli organizzatori vanno a tentoni mentre sul fronte del rapporto con il pubblico la situazione è addirittura peggiorata rispetto a trent'anni fa. Ormai si è arrivati all'indifferenza totale nei confronti della musica contemporanea colta». Gastón Fournier è coordinatore artistico di Santa Cecilia: «Da un recente studio che abbiamo fatto tra il pubblico di Santa Cecilia, è emerso che purtroppo la grande maggioranza non vuole affatto la musica contemporanea, soprattutto gli abbonati. Noi però non ci tiriamo indietro. Crediamo invece che sia giusto operare una programmazione in modo tale da evitare il rigetto. In questo senso si muove il Festival dedicato a Berg. Non dimentichiamo poi che Berio ha commissionato 20 nuovi pezzi ad altrettanti compositori, musiche che sono in progress e una volta ultimate saranno messe in cartellone». Sul banco degli accusati non può mancare la televisione. Il critico Pietro Acquafredda, autore della trasmissione «All'Opera» condotta da Lubrano: «"All'opera" è un programma di divulgazione che non vuole addottorare nessuno, ma destinato al pubblico di Rai 1. Di conseguenza il criterio nella scelta è privilegiare il grande repertorio operistico». Tra i più critici e sintetici c'è il compositore Azio Corghi: «È sufficiente osservare lo spazio, minimo, riservato dai giornali alle informazioni della cosiddetta musica classica o colta». Angelo Foletto, presidente dell'Associazioni Critici Musicali: «In generale la musica, la contemporanea in particolare, ha poco spazio sui quotidiani. Lo spazio critico sui quotidiani si è drasticamente ridotto, altrettanto vale per i libri, che come i concerti sono presentati, quasi mai recensiti». E ancora Azio Corghi mette il dito nella piaga dell'istruzione musicale: computer e laboratori d'informatica, sono strumenti sempre più usati nella musica d'oggi, ma che «i Conservatori non sempre possiedono». Risponde Lionello Cammarota, direttore del Conservatorio di Musica di Santa Cecilia: «Per la maggior parte dei conservatori è un problema acquistare la strumentazione elettronica e informatica, a causa dei costi altissimi e dei fondi del ministero sempre più esigui. Tuttavia quest'anno la Regione Lazio ha stanziato dei fondi con cui stiamo costruendo 12 postazioni informatiche provviste dei programmi più diffusi per la scrittura musicale, corredati da una tastiera elettronica tipo pianoforte, con cui si potrà comporre direttamente al computer».