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Dall'Italia volano tanti libri-piccione

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Il percorso viene monitorato su Internet. Dal nostro Paese sono «partiti» già mille titoli

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Letteralmente, significa «libri da passare» e sono già mille i titoli «partiti» dal nostro paese verso altri lidi. L'idea, venuta a Ron Allen Hornbake, un 36enne programmatore informatico di Kansas City, ha preso il via nell'aprile del 2001. Il progetto mira a creare una «comunità globale d'amanti della lettura», in grado di mettere in moto una rivoluzionaria inversione dei ruoli: libri che invece di attendere immobili il lettore di turno, si muovono, viaggiano, vagano nello spazio aperto del mondo che si fa biblioteca. Partendo dal principio secondo cui la cultura è libera e gratuita, lo statunitense ha dato vita, in poco tempo, ad un fenomeno socioculturale in rapida espansione. Chi lascia il libro, infatti, confida nel ritrovamento da parte di qualcuno che lo legga a sua volta, per poi rimetterlo in circolazione. Se ogni libro è un incontro, si tratta, perciò, di permettere che altre persone ne vengano a contatto. Come? Semplice: lasciandolo su una panchina molto frequentata, in un negozio, un aeroporto, uno scompartimento di un treno, nella metropolitana, nei parchi, nei centri commerciali, nei bar e, persino, sopra i banchi di una chiesa; insomma, ovunque ci sia gente. Non è un abbandono, si affrettano a precisare i cultori della moda, ma un affido, la consegna di un messaggio. Ma come si fa a sapere che viaggio sta facendo il nostro libro? Tranquilli, si è pensato anche a questo. Infatti, attraverso una etichetta gialla e un codice di identificazione, è possibile monitorare, tramite internet (all'indirizzo www.bookcrossing.com) il percorso del volume-piccione viaggiatore; una sorta di moderno messaggio nella bottiglia. Il sito, che conta 36265 adepti e 83888 volumi in giro per il mondo, vede in testa alla classifica, ovviamente il luogo di partenza, l'America, seguita dal Canada, l'Australia e, al quarto posto, l'Italia con oltre mille titoli; obiettivo raggiunto in poco tempo. E' un modo di rendere giustizia e far vivere un libro che molte volte rischia la morte civile in una qualche caotica biblioteca privata, affermano i sostenitori con il motto: «Se ami un libro, lascialo libero». È questa la filosofia che ha conquistato i bibliofili di tutta Italia, oggi pronti a rispondere all'appello del bookcrossing. Da nord al sud della Penisola, il nuovo fenomeno ormai diventato una moda, è capace di oltrepassare i confini. Ma che cosa spinge tanta gente ad aderire al bookcrossing? E' un sistema per difendere la cultura, un gesto di civiltà o un metodo per condividere con qualcuno che non si conosce ciò che piace leggere? Lo si fa per curiosità o per l'emozione del poter seguire il percorso del proprio volume o per vedere se si riesce a scovarne uno abbandonato, come in una sorta di caccia al tesoro? Qualunque sia la risposta, ciò non toglie che sia anche un modo per far avvicinare alla lettura molte persone, un po' restie al metodo classico e per far emergere libri poco conosciuti e nuovi autori. Chissà che, col tempo, il mondo diventi realmente un'immensa biblioteca a cielo aperto!

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