di TIZIANO CARMELLINI PROBLEMI di traffico? Nessun problema c'è il monopattino elettrico ...
Esplode un'altra volta, dopo la febbre della scorsa estate per la versione a «propulsione umana», la moda del monopattino. Stavolta però la novità sta nel «motore»: elettrico appunto. Basta spinte, basta fatica, il nuovo «amico a scossa» fa tutto da solo. Una sorta di mini-scooter nato per risolvere i problemi di chi ha a che fare col traffico metropolitano, centri storici ad accesso limitato e cortili aziendali sterminati. Nasce, come sempre in questi casi, per soddisfare le esigenze di utenti sempre più attenti ai dettagli della vita, ma si espande a macchia d'olio nei costumi di una società in continua evoluzione, affamata di novità, di cose da comprare e diventa un vero e proprio status symbol. Costa poco (da 200 a 400 euro), è facile da usare e si ricarica con la corrente di casa, come un telefonino, in poco più di due ore. Durata? Una ventina di chilometri, giusti giusti per arrivare in Centro, glissare il pizzardone di turno e tornare carichi di buste dopo l'ennesimo round di shopping. Così, diventa impossibile per i più trendy, per i benefattori del superfluo, non averne uno ripiegato elegantemente all'interno del portabagagli della propria auto. Piccolo come una ventiquattrore, versatile come una bicicletta e facile da utilizzare come... un monopattino appunto. È il piccolo «amico» scelto da Schumacher per spostarsi all'interno dei paddock di Formula 1 e diventato in un nanosecondo il «must» irreversibile di Vip, aspiranti Vip e di tutti coloro che amano distinguersi tra la folla incuriosita. Ce n'è davvero per tutti gusti, esigenze, colori. Con sellino, senza, cestino porta oggetti, impianto d'illuminazione, specchietti retrovisori. Addirittura qualcuno in grado di fare da alimentatore d'emergenza» per un computer. E quello griffato, rifinito come una fuoriserie dal costo inarrivabile. Tutti, comunque, rigorosamente a misura d'uomo, leggerissimi (poco oltre 20 chili), pieghevoli e silenziosissimi. A quanto vanno? Piano, circa 20 km/h, troppo per la legislatura italiana che ancora non è riuscita ad inquadrarli in un vero e proprio segmento di mercato. Così, con questa sorta di «vacatio legis», il mercato inizia a prolificare e le nostre strade, come i nostri marciapiedi, iniziano ad affollarsi di questi piccoli «intrusi» che non stanno nè di qua, nè di là, ma fanno tanto chic.