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Primo padre della democrazia e convinto europeista

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Fu tra i primi, nel mondo politico cattolico a cogliere la novità del fascismo, denunciandola e pagandone le conseguenze. Utilizzò gli anni del silenzio per prepararsi alle responsabilità che, alla crisi del fascismo, sarebbero gravate sul partito dei cattolici, comprendendo con chiarezza che si era ormai esaurita la vecchia classe dirigente liberale. Così come ebbe chiaro, già nell'autunno del 1943, che la strada della collaborazione con le sinistre era obbligata almeno fino alla Costituente. Ma De Gasperi fu prima di tutto uomo di governo, coerente assertore del primato delle istituzioni e della cultura del fare, primato al quale dovevano subordinarsi partiti e correnti. Lucido interprete, fin dagli esordi, nei governi del CLN, delle necessità del Paese per risollevarsi dal disastro. Questo De Gasperi uomo di Stato emerge a tutto tondo dai Verbali del Consiglio dei ministri dal 1943 al 1948, pubblicati tra il 1994 e il 1999 dagli Archivi di Stato. Per completare il ciclo dell'«età degasperiana», seguiranno ora i volumi sui governi fino al 1953, sugli anni cioè della ricostruzione e del consolidamento, dai quali uscirà documentata la sicurezza con cui il leader cattolico resse il timone nelle tempesta dei conflitti sociali e delle crisi internazionali, confermandosi il primo statista dell'Italia democratica. Intanto la mostra che si inaugura oggi, con il sottotitolo «Un europeo venuto dal futuro», delinea l'altra vocazione di De Gasperi: volle che il processo di integrazione europeo fosse avviato per una finalità patriottica: reinserire il nostro Paese nel concerto internazionale.

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