Mostri d'incassi ma con poca fantasia Freddy di «Nightmare» si scontra con Jason di «Venerdì 13». Come ai tempi di Zorro e Maciste
Possibilmente. maniaco omicida, sanguinario e ferocissimo. Proprio così: in un cinema sempre più popolato di eroi provenienti dal mondo dei fumetti (come Hulk e l'Uomo Ragno), o creati grazie al computer (l'Uomo senza ombra) grazie al magico ma artificiale sfondo del blue-screen, anche i maghi del terrore per così dire «tradizionale» come Freddy Kruger, il protagonista della lunga saga di «Nightmare» ideata da Wes Craven - e lunga ben nove titoli - o come Jason Voorhes - il maniaco omicida al centro della serie «Venerdì 13» creata nel 1980 da Sean Cunningham - debbono associarsi pur di ritrovare il successo presso il pubblico dei teenager. Ecco allora spiegato l'arrivo sugli schermi di «Freddy vs. Jason», in cui gli eroi delle rispettive serie, lunghe ma ormai stanche e deteriorate dai luoghi comuni, si riuniscono in un solo film diretto da Ronny Yu , il regista di Hong-Kong già autore della «Sposa di Chucky» e di «Codice 51» ed interpretato da Robert Englund, lo storico alter-ego di Freddy Kruger fin dal primo episodio della serie datato 1984, e da Ken Kirzinger nel ruolo dello psicopatico Jason Voorhes, quello che prima di colpire a morte indossa sempre (almeno dal terzo episodio della serie) una maschera bianca da hockey. E al botteghino è una lotta tra mostri: vincono quelli della «Leggenda degli uomini straordinari», mentre Freddy e Jason sono al quarto posto. Insomma, ci risiamo: come accaduto già mille volte nel mondo del fantasy-gotico (basti pensare al mitico «Zorro contro Maciste» del 1963, firmato da Umberto Lenzi) fino a questo attualissimo «La leggenda degli uomini straordinari», in cui al mitologico esploratore Allain Quatermain si uniscono l'Uomo invisibile, il Dottor Jekyll, Dorian Gray ed il Capitano Nemo... anche l'horror si ripete e torna sui suoi passi, associando in una sola pellicola mostri su mostri, con la logica speranza commerciale di riunire il pubblico dei rispettivi fans. Diciamo subito che non si tratta di una novità, dal momento che fin dal 1943 prima Roy W. Neill, con «Frankenstein contro l'Uomo Lupo», e quindi il celebrato regista di B-horror Erle C. Kenton con «House of Frankenstein» (1944, e quindi con «Il terrore di Frankenstein» dell'anno successivo) avevano dato vita a questa curiosa «fusion» dei mostri che dopo un paio di lustri di grande richiamo, cominciavano a dare segni di stanchezza commerciale. E cioè l'Uomo Lupo (l'attore Lon Chaney), la creatura di Frankenstein (interpretata, dopo i successi di Boris Karloff, dall'ex pugile Glenn Strange) oltre all'immarcescibile Dracula impersonato alternativamente dall'originale Dracula-Bela Lugosi e dall'altretatato bravo John Carradine (padre degli attori Keith e David, quest'ultimo tra i protagonisti del tarantiniano «Kill Bill»). Tutto questo per dire che, nel cinema, è sempre più raro che qualcuno s'inventi qualcosa. Ad Hollywood meno che mai. Ed ecco quindi l'idea di mettere insieme due autentici campioni d'incasso come Freddy Kruger e Jason Voorhes l'uno contro l'altro, con l'idea di attrarre in sala legioni di fan urlanti. La storia, com'è facile immaginare, è poco più di un ingegnoso pretesto, così come la frase di lancio «Vi mangeranno il cuore». Fatto sta che, almeno, Jason il sanguinario maniaco omicida e Freddy, il demone che torna dai sogni per compiere le proprie vendette, sono gli ultimi baluardi di un horror semi-artigianale sia nei personaggi che nei contenuti che si oppone allo strapotere degli effetti speciali computerizzati, impersonali e gelidi. Non resta che augurare ad entrambi, malgrado le loro pessime intenzioni, il più cordiale degli «in bocca al lupo» anche al nostro botteghino, dopo gli 80 milioni di dollari rastrellati negli Stati Uniti.