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Il premier, il menestrello e il messaggio: una canzone è meglio

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Ricordiamo il premier cantare, ripreso dalle telecamere amiche di Striscia, in un giorno lieto di vacanza estiva. Era una prova dell'ultimo successo garantito che a Napoli sta provocando uno scompiglio: Berlusconi può fare tutto, tranne scrivere e cantare in napoletano. La camicia bianca lieve sui fianchi eccedenti, l'espressione suadente, gli occhi chiusi eppure mai serrati per non lasciare solo il «privato pubblico» di fans. Il cd realizzato con Apicella, (anche Tony Renis una volta aveva annunciato una collaborazione artistica col vecchio amico), uscirà il 31 ottobre, Giornata del risparmio (sicuramente una coincidenza) con dieci mesi di ritardo. La casa editrice è tempestata di richieste per intervistare Apicella: tutto il mondo vuol far parlare il menestrello del premier, ex posteggiatore con illustri avi tassisti abili in poesia, vuol sapere come è andata, in quali ritagli di tempo le canzoni sono state scritte, se i testi sono inediti e un po' autobiografici, se la malinconia ispirata di un premier è più sopportabile (come direbbe Marzullo) di quella di Eros Ramazzotti o, peggio, di Enrico Ruggeri. Lo chiamano evento e lo sarà. Perché le televisioni italiane si sono dovute mettere in fila in attesa di una comparsa del maestro anche se tutti sognano che arrivi Silvio, l'unico vero erede di Mike Bongiorno, il mattatore che fa schizzare gli ascolti e che tiene il palcoscenico come una madre suo figlio in braccio. Sull'anteprima si gioca la credibilità di un intero palinsesto, il picco di ascolti potrebbe aiutare le aziende e i loro dipendenti, le prime a ottenere pubblicità, i secondi i premi di produzione. E i critici musicali? Non si potranno esimere dall'analisi testuale. Romanticherie dei tempi nostri, di un uomo che non ha voluto rinunciare al sogno di coltivare in leggiadria la sua sensibilità mentre la pugna quotidiana lo tiene sveglio con quei ministri e vice che ogni giorno se ne inventano una per spezzare l'equilibrio tanto faticosamente cucito sulle parole rassicuranti del presidente-animatore-operaio, imprenditore-architetto-giardiniere-talent scout. E che perciò sa ogni volta cosa dire per attirare l'attenzione, distoglierla, confonderla, riprendersela. Il portavoce Bondi dirà ai critici di sinistra, un po' scettici sull'opportunità di firmare un cd, che sanno solo distruggere e che non riescono a dimenticare di essere stati comunisti nemmeno dinanzi a una bella melodia. Ai perplessi ricorderà che l'esperimento non è avulso: dare il giusto sottofondo alla lettera sulle pensioni destinata agli italiani affinché possano interpretarla meglio che si può. Anche se il messaggio del presidente-cantante, in fondo in fondo, è tutto un altro. Nessuno ponga limiti alla creatività degli italiani e chi ha coraggio impari ad arrangiarsi passando da un'occupazione all'altra. Senza freni, senza limiti. Di questi tempi, come sempre, una canzone è meglio. Imparino i cantautori e gli altri menestrelli.

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