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di GINO AGNESE MARIO VERDONE ha ottantasei anni e se la ride beato perché gli sembra strano ...

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Giù un'altra omerica risata. È un professore, un professore emerito dell'Università di Roma, Mario Verdone, bel signore d'intatta struttura robusta, che se non sta partendo per un invidiabile viaggio vuol dire che da poco ne è tornato e se gli dico che sta per apparire un suo libro non ti dice nulla di nuovo perché di libri ne ha scritti un centinaio, senza contare quelli dei quali è coautore ed escludendo gli opuscoli, dei quali egli non ha il conto, ma dei quali invece dà conto un volume di cinquecentosettantanove pagine che due studiose, Sofia Corradi e Isabella Madia hanno dedicato a quest'uomo dall'«inchiostro fluido» e dall'incantevole facondia. («Un percorso di auto-educazione. Materiali per un bio-bibliografia di Mario Verdone», Aracne Editrice, Roma). Un po' s'imbroncia (ma per finta) Mario Verdone soltanto quando gli chiedono: «Ma lei è il padre di Carlo Verdone, l'attore?». Allora, perfino un po' brusco risponde: «No, è l'attore che è mio figlio». E che cos'è alla fine il professor Verdone? È un esemplare d'una specie rara in quest'epoca di specialisti e di specializzati che nascono e muoiono dentro una sola competenza: è un poligrafo, è un viandante che sin dalla fine degli anni Trenta se n'è andato in giro di qua e di là, per numerosi territori della cultura. Soprattutto, è uno storico e un critico del cinema (questo il suo insegnamento nello Studium Urbis), uno storico del teatro d'avanguardia, leggero e circense, un commediografo, un narratore e un poeta. Ma poi è anche un pubblicista, un autore cinematografico e teatrale, un animatore e un fondatore di riviste e di sodalizi e un connaisseur dell'arte del Novecento e specialmente del Futurismo, l'ambito al quale ha dedicato opere imprescindibili, come quelle sul teatro e sul cinema futuristi, e ricerche «sul campo» e «dal vivo» che hanno poi alimentato gli studi altrui. Figlio di un giovane ufficiale napoletano caduto nella Grande Guerra e d'una ragazza senese, Verdone visse fin dalla prima infanzia nella città del Palio e già da studente liceale avviò la sua specialità di studioso: che è la conoscenza diretta di fatti e personalità. Nel '35 conobbe Marinetti, poi quasi tutti gli altri del movimento, dai Bragaglia a Ginna, da Pannaggi a Benedetto. Per non dire dei maestri del teatro e del cinema, suoi amici personali, da De Sica a Rossellini e a Fellini, da Truffaut a René Clair e ai grandi americani. Ah, se questo librone avesse l'indice dei nomi! Allora sarebbe stato semplice accedere allo sterminato repertorio di eventi, persone, opere sparse nelle sue pagine. Ma le autrici, Sofia Corradi e Isabella Madìa, offrono però al lettore un indice generale dettagliatissimo. Sicché il libro, oltre tutto piacevole, è ugualmente un agevole pozzo a cui attingere infinite conoscenze.

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