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Miles Davis e il campione di colore dei pesi massimi

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Accanto al trombettista tutti i migliori alunni, da Keith Jarret a Herbie Hancock e Chick Corea

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Alla fine del mese verrà pubblicato in tutto il mondo «The Complete Jack Johnson Sessions», un box-set di cinque cd comprendente materiale registrato dal jazzista fra febbraio e giugno del 1970. Soltanto una parte delle registrazioni confluirono nell'album «Jack Johnson», dedicato alla mitica figura del primo campione del mondo di colore dei pesi massimi, attivo fra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Davis, pugile egli stesso, intendeva rendere un motivato tributo ad un grande campione, letteralmente perseguitato per motivi razziali e alla fine, ingiustamente privato della corona dei massimi, costretto a trasformarsi in un'attrazione da baraccone. «Jack Johnson», album di pesante denuncia sociale, arrivava subito dopo "Bitchew Brew", lavoro fondamentale, pietra miliare della svolta elettrica che diede luogo ad una autentica rivoluzione all'interno della musica afro-americana. «The Complete Jack Johnson Sessions», edito dalla Sony e contenente un booklet con rare foto e discografia aggiornata, presenta 42 brani, di cui 34 in forma di inedite "takes", ovvero titoli noti ma tratti da diverse registrazioni, per un totale di 270 minuti di musica. Accanto al trombettista tutti i suoi pregiati "alumni", musicisti che trovarono in quelle formazioni l'ideale rampa di lancio, a cominciare da Keith Jarrett, Herbie Hancock, John McLaughlin, Chick Corea, Wayne Shorter, Steve Grossman e molti altri. Tutti jazzmen destinati a raccogliere e a far tesoro della sua lezione e a sviluppare quelle importanti indicazioni davisiane. La gran mole del materiale si deve anche all'accorta produzione di Teo Macero, amico e producer del trombettista che in quegli anni sviluppò un inedito modo di lavorare: chiudeva Davis in sala di registrazione per intere giornate sottoponendolo ad autentici tour de force e segmentando e rielaborando in seguito tutte quelle creative sessions. Un metodo discutibile ed esageratamente stakanovista che portò in seguito ad una violenta e polemica rottura fra musicista e produttore. Sempre alla fine del mese torna in una nuova edizione l'interessante biografia «Io e Miles Davis» per i tipi Pequod, scritta dal poeta Quincy Troupe con la collaborazione diretta del musicista. Troupe, uno dei pochi intellettuali ben accetti alla corte del trombettista, attraversa la ultra quarantennale carriera del più rappresentativo jazzista moderno, poetico e rivoluzionario al tempo stesso, con piglio critico e introspettivo, forse mettendo fine ad una serie di inesattezze storiche e di luoghi comuni sul proverbiale caratteraccio di Miles Davis.

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