di ONORATO BUCCI NON ERA raro incontrare, in casa Volterra, nella prima metà degli anni Sessanta, ...
Chi scrive fu uno dei fortunati a frequentare quella casa ed essere discepolo del Maestro nei diritti orientali, ed in quella casa conobbe Giampaolo Pansa che venne ad incontrarsi con Edoardo Volterra per le sue ricerche prima e dopo la sua tesi di laurea sui momenti della lotta di Liberazione. Volterra era stato uno dei leaders del Partito d'Azione, e Pansa era venuto da lui per chiedere lumi e consigli. Ricordo che Volterra lo invitava alla moderazione ed alla serenità di giudizio e lo consigliava di attenersi sempre alla verità (amicus Plato sed magia amica Veritas) e testimoniò come intanto il CLN poté entrare in Bologna con minor spargimento di sangue in quanto ebbe la collaborazione della compagnia della Guardia di Finanza di quel territorio. Quando Pansa uscì dallo studio Volterra, il Maestro sottolineò come quel giovane gli ispirasse fiducia ed onestà critica. Non ho mai conosciuto Giorgio Bocca, ma credo di leggerlo fin dalle sue pagine su «Il Giorno» di Enrico Mattei. Non sta a me certo esaltare il profilo giornalistico di Bocca e la sua sciolta e fluente ricerca storiografica delle vicende contemporanee: è un dato acquisito e indiscutibile. Ma c'è anche un altro dato di Bocca che va sottolineato, la sua partigianeria, che si tinge in più di un aspetto di faziosità e di ingenerosità. Quanto deve Bocca agli anni ruggenti e spregiudicati della Democrazia Cristiana degli anni Cinquanta (accanto alla sua indiscussa bravura, evidentemente)? Come ha risposto a questa gratitudine? Lo dicono i suoi interventi di cinquant'anni di giornalismo (che indubbiamente si fanno leggere). E che problema c'è se Bocca pubblica in una casa editrice anche quando questa rientra sotto l'impero editoriale Mediaset? Basta ricordarglielo, e lui non vi pubblica più. Ci si meraviglia dunque che di fronte alla notizia dell'ultimo libro di Pansa («Il sangue dei vinti», Sperling & Kupfer) che testimonia l'uccisione fuori da ogni regola giuridica di 19801 fascisti da parte di partigiani, Bocca parli che «più che un libro-inchiesta, è una vergognosa operazione opportunista. Pansa parla di 19801 morti? Mi sembrano pochi, anzi pochissimi se si considera che eravamo appena usciti da una guerra mondiale voluta dai nazi-fascisti e da un clima di guerra civile dopo le efferatezze del regime di Salò»? E ci si meraviglia davvero che Bocca aggiunga che «è vergognoso far uscire un libro del genere proprio nel momento in cui è in corso una chiara operazione di rivalutazione del fascismo con gli ex-fascisti che sono al Governo e il Premier che parla di Mussolini come di un dittatore benevolo». Volterra parlava di amicus Plato sed magis amica Veritas. Per Bocca viene prima Platone, e poi la verità. Del resto lui lo sottolinea con testarda fermezza. Ne prendiamo atto.