di ALESSANDRO GIANNOTTI NEW YORK — Roberto Cavalli è arrivato a New York dove domani ...

Ed è la prima volta che ad aprire la Parata dalla forte rilevanza storico-sociale per la comunità italo-americana viene chiamato un creatore di moda. La motivazione? L'alto profilo professionale ricoperto nel suo settore dallo stilista fiorentino, uno dei maggiori portabandiera del Made in Italy negli Stati Uniti come nel resto del mondo. Ad accompagnarlo la moglie Eva, sua stretta collaboratrice, e i figli Daniele e Robin che lo stilista ha voluto con sé anche nella parata, seguiti da 20 modelle sedute su altrettante moto Ducati. E oltre al ministro della difesa Antonio Martino, tanti erano presenti ieri alla serata della Columbus Citizen Foundation al Worldorf Astoria Hotel durante la quale Cindy Crowford ha consegnato ufficialmente l'onorificenza di Grand Marshal all'amico Roberto Cavalli. Tra gli ospiti anche il cantante Lanny Kravitz. «Lanny è uno dei miei amici più cari. L'altro giorno mi ha chiamato per dirmi che avrebbe voluto essermi vicino in questa occasione per dimostrarmi quanto mi vuole bene». Ma, a differenza di quanto era stato annunciato, Cindy Crowford non parteciperà alla parata. Perché? «Ho voluto che fosse una cosa più familiare. Saranno accanto a me solo mia moglie e i miei figli». È emozionato? «No, sono solo curioso di quello che succederà. Di questi eventi mi piace il dopo quando, la sera a casa, io e Eva commentiamo la giornata. Comunque per me è un grandizzimo onore essere stato nominato Grand Marshal. È la cosa più bella che mi poteva accadere, molto superiore a qualsiasi fatturato. Non me lo sarei mai aspettato e ringrazio Dio per avermi dato questa ennesima gioia. Sono un romantico, lo sono sempre stato, fa parte del mio DNA, e forse sì, credo di essere anche un po' emozionato». Viene spesso a New York. La trova cambiata dopo l'11 settembre 2001? «No, ogni volta che arrivo qui sento l'adrenalina che inizia a bollire. Ma dopo qualche giorno ho bisogno di tornare a Firenze, ai miei spazi, tra la mia gente». La moda può essere considerata un'espressione artistica? «Certo, ma non tutta. È la creatività che la rende arte. E assistendo a qualche sfilata durante la Mercedes-Benz Fashion Week di New York ho capito quanto noi italiani siamo superiori agli americani. La loro è una moda noiosa e soprattutto fatta male. Forse noi siamo maniacali, ma i capi devono essere perfetti». Gli appuntamenti più importanti di questi dieci giorni negli Stati Uniti? «Martedì sono a Dallas per la sfilata da Neiman Marcus, poi torno a New York perché venerdì presenterò il profumo da uomo, per poi volare a Miami dove un mio amico sta per aprire The Bentley Hotel e vuole che sia io a disegnarli la mega-suite. Infine incontrerò il direttore del Costume Institute del Metropolitam Museum di New York che mi ha chiesto altri 4 capi per la loro esposizione permanente. Saranno abiti in pelle intarsiata o dipinta a mano». Due nomi di personaggi che le piacerebbe vestire. «Monica Bellucci e Raul Bova».