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di LUCIANA VECCHIOLI «AZIONE, ciak, si gira».

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«Avevo deciso di lasciare il cinema per sempre, in seguito ai continui rifiuti da parte dei produttori e di ben due commissioni per l'assegnazione dei fondi di garanzia» ha rivelato il regista ferrarese in una conferenza stampa a Tivoli, dove sta girando in questi giorni all'interno di alcuni saloni della splendida Villa D'Este «... E ridendo l'uccise» (verso tratto da un sonetto di un poeta satirico dell'epoca denominato il Pistoia), il film che finalmente ha trovato nell'aprile dell'anno scorso il consenso di una nuova commissione ministeriale e della Italgest Video di Renata Rainieri. Le riprese esterne si sono svolte interamente negli Avala Studios di Belgrado dove è stata ricostruita la Ferrara di quel periodo storico. Il soggetto, da vent'anni nella mente del cineasta, è legato ad una congiura, ad una faida famigliare che si consuma nella Corte Estense, una delle più illustri del Rinascimento. All'episodio storico, realmente accaduto, Vancini e Massimo Felisatti che firma la sceneggiatura con lui, hanno voluto aggiungere anche alcuni elementi di fantasia, come il buffone Moschino, interpretato dal bravo Manlio Dovì. Il cast è composto quasi interamente da attori provenienti dal teatro e molto giovani. L'unico ruolo da adulto è quello di Mariano Rigillo che torna a lavorare con Vancini 33 anni dopo «Bronte». Tra gli altri intepreti, i figli d'arte Ruben Rigillo e Carlo Caprioli, Marianna De Micheli, Giorgio Lupano e Vincenzo Bocciarelli. Nella insolita parte di una contadina destinata a diventare la cortigiana onoraria, la bella Sabrina Colle. Da lei ci siamo fatti raccontare alcune curiosità. Allora Sabrina, questo rappresenta per lei il secondo film importante. Come è andata? «Avevo appena terminato di girare "La porta delle sette stelle" di Pozzessere, quando ho saputo che Vancini cercava attori per il suo prossimo film. Spesso nel cinema l'altezza è un problema e quando ci siamo incontrati la prima volta avevo timore di non piacergli, invece è rimasto positivamente sorpreso». Le ha detto che era la fidanzata di Vittorio Sgarbi? «In un primo momento no. Prima ho aspettato che mi prendesse per la parte della contadina poi l'ho informato. Non riesco mai a capire chi sono gli amici ed i nemici di Vittorio, chi lo ama o chi lo odia, quindi per non sbagliare mi astengo. Alla fine, dopo aver fatto la singolare rivelazione e messi in contatto telefonicamente, ho scoperto che già si conoscevano e si stimavano, al di là delle ideologie. Meno male!». Sgarbi sarà venuto a ficcare il naso sul set... «A Belgrado. Il produttore era in fibrillazione. Diceva: "ma adesso questo che viene a fare, ci fa perdere un sacco di tempo con le sue critiche". Per fortuna a Vittorio è piaciuto tutto, tanto che ha telefonato subito alla madre in Italia dicendole che la sua Ferrara così ricostruita era perfetta. Ha riempito di complimenti anche Giantito Burchiellaro per le scenografie».

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