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PARIGI — Il grande circo della moda ha lasciato Milano ed è sbarcato a Parigi dove, in nove giorni, andranno ...

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In programma anche quattro case italiane, Costume National (dei fratelli Capasa), Emanuel Ungaro (gruppo Ferragamo), Valentino (gruppo Marzotto), Romeo Gigli (gruppo It Holding), ma anche parecchie griffe francesi prodotte in Italia (come Jean Paul Gaultier e Vivienne Westwood, per fare solo due esempi), o che hanno importanti rapporti con la moda italiana, come Alexander McQueen, Stella McCartney e Yves Saint Laurent, tutti e tre del gruppo Gucci. Tra l'ieri e l'altro ieri sera, l'avvio è stato piuttosto concettuale e d'avanguardia. Fuori calendario, hanno sfilato due marchi affermati, cioè Y's, seconda linea di Yohji Yamamoto, e Martin Margiela, ma anche una griffe che sta riscuotendo molto interesse, Undercover, del giapponese Yun Takahashi. Un discorso a parte per Dirk Bikkemgers che ha puntato sulla donna sportiva. Ieri poi, tra le proposte «ufficiali», al Carrousel du Louvre, si è vista ancora avanguardia, con la performance di Marc Le Bihan. Yamamoto per Y's ha lavorato sulla maglia e sul raso. Tricot slabbrato e con una coda annodata, per lunghi pullover bianchi; maglie grigio perla che scivolano e diventano gonne, golf che si indossano come pantaloni, maglioni che diventano calzoni alla turca. L'idea è di far scendere il cardigan dandogli nuovo ruolo dalla vita in giù, lasciandolo sospeso tra la sua funzione e un indistinto modo di essere gonna o pantalone a una gamba sola. La seconda parte della lunga sfilata punta invece sul raso, bianco e nero con tocchi di rosso. Originalissima l'idea di Undercover che ha fatto sfilare coppie di gemelle, vestite in modo analogo ma diverso, l'uno ordinato e quasi bon ton, l'altro sconvolto da un vento d'avanguardia. Le coppie di completi rivelano quanto può cambiare la moda con misure e proporzioni differenti: la canotta portata con garbo sulla maglietta e sulla gonna giusta, fa eleganza giovane ma quasi classica; in versione lunga, scollata e sbracciata con sottana stropicciata e sbilenca, diventa simbolo di ricerca. La Maison Margiela ha messo in scena il «davanti» della moda, del corpo, dell'abito. Lo stilista, di cui domenica prossima si vedrà anche l'ultima collezione chez Hermes (la griffe, con la prossima stagione, sarà disegnata da Jean Paul Gaultier, peraltro maestro di Margiela) ha pensato a gonne pendule sostenute da un bavaglino, a bluse che hanno solo il davanti, a mezzi gilet che lasciano la schiena scoperta o sono cuciti su tunichette bianche. Anche le calze, color carne, sono doppiate anteriormente di nero, come le scarpe bicolori, mentre le lunghe collane di strass si nascondono proprio sul davanti per sbucare invece dalle spalle. Martin Margiela è una fucina di idee nuove e le sue performances hanno sempre il sapore del teatro d'avanguardia: quella di ieri, con le modelle accecate dai capelli riversati sul viso, condotte per mano dagli assistenti su piccoli podi, aveva anche delle belle giacche da smoking oversize, con i revers allungati fino alle gambe, e degli interessanti abiti pizzicati da punti chirurgici. Marc Le Bihan ha preparato un messa in scena sulla danza, arte e attitudine che non hanno età, come la moda. Giovani e meno giovani modelle e modelli, hanno grandi tutù con camicie lunghe annodate come gonne, portano camicioni bianchi, stretti sul busto da due maniche-cintura, usano mezze gonne plissè come fossero grembiuli, indossano blazer di cotone con maniche di sola fodera. Le pezze nere plissettate in orizzontale vengono annodate come un pareo, le giacche ridotte alla paramantura, le maniche trasformate in sciarpe, i bustini con le stecche malamente sforbiciati. Nel finale, grandi gonne in crinolina sovrastate da busti in tulle a densi nodi, quasi un'ingessatura che ferma la danza.

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