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«Siamo in cucina da quattro generazioni»

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Avevo un gruppo rock proprio negli anni '70. Ero l'organizzatore della musica che regalavamo a chi veniva a seguirci. Ho il carattere del condottiero. Carattere che ho trasferito in cucina. Non penso di essere un artista. Forse un artigiano». Perché ha scelto poi la cucina? «Siamo una famiglia di ristoratori da quattro generazioni. La prima licenza d'osteria in casa osteria con cucina risale ad aprile del 1874. La cucina non doveva comunque essere il mio percorso professionale. A cinque anni vestivo da cameriere e già lavoravo. Sono nato proprio quando mia madre stava preparando fettuccine e sughi per un rinfresco e stendeva la sfoglia. Da piccolissimo ho dormito sui sacchi della farina in cucina. Volevo viaggiare, ero un ragazzo un po' prepotente. Avevo fin da giovane le idee chiare». È stato anche una star televisiva con «Più sani e più belli», ricomincerebbe a fare televisione? «Non ho niente in contrario alle apparizioni in televisione. Comunque l'alimentazione è una cosa molto seria alla quale proprio la televisione dovrebbe dedicare grande attenzione. Non basta solo appagare gli occhi oltre che il palato. I mezzi di comunicazione dovrebbero ricercare le antiche e nobili tradizioni della cucina e sottoporle alla grande platea. Valorizzare i grandi ingredienti culturali che sono a volte le caratteristiche di una buona cucina». Qual è il suo più grande nemico? «Forse proprio io e il mio terribile perfezionismo».

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