«MM ROSSA»
Piccole storie dal sottosuolo consumate nel metrò milanese
Da quell'apice di vuoto l'io narrante di «MM Rossa» guadagna ogni mattina in ascensore l'ingresso per raggiungere l'imbocco del metrò, fendendo una «fantasiosa schiera» di accattoni e mescolandosi con una folla di «indifferenti». I suoi viaggi, compiuti come in «raccoglimento», lo portano a far visita al padre infermo, ricoverato al Trivulzio. E così va, con il cambio di biancheria in una sporta, sul convoglio della linea Rossa che si snoda dentro le viscere della città: sopra, il regno della luce, dell'aria inondata dal sole; sotto, la subway, serpente annidato nel polveroso giallo sepolcrale. Intanto, da gusci di niente, da anfratti e da cunicoli, o dalle vampate allegre delle vie, sbucano rapide figurine sconosciute, anonime ombre sospese dallo sguardo di Ferruccio Parazzoli, «uomo di sottosuolo», in un'avventura che appartiene al racconto più che alla loro stessa vita di transito. E allora, inconsapevoli delle tracce raccolte dal testimone assorto, compongono una ragnatela di storie strozzate, avare di cielo, tenute insieme dalla magica scrittura narrativa pronta a interrogare le indecifrabili rotte del mistero, le congiure del buio e i segreti rubati dal tempo. Ha qualcosa di felliniano il balletto dei volti che circondano la malinconia del viaggiatore immerso nella sua sfera di visioni e di cultura, mentre le immagini si consegnano a una moviola che, ingigantendo i dettagli più clamorosi, fa sbocciare un universo nuovo, stralunato. A migliaia vanno gli uomini verso la dimenticanza. Dal suo cantuccio di pena e di curiosità Parazzoli vede il mondo passare, «effimero, implacabile» e sempre intrappolato in una ressa: le ragazze asiatiche, gli extracomunitari, il fotografo senza più paesaggi, l'editore incontrato forse una settimana prima (o dopo?) della sua dipartita, l'arrotino taciturno, il poveraccio che suona Vivaldi, il giapponese questuante, l'operaio senza lavoro. E i personaggi simbolici e i visi che diventano «ostie» nello splendore al neon dei vagoni. Con il suo destino di cenere il coro si disperde in una Milano che, lontana, trema nel velo della cultura. Nel contrappunto amaro del silenzi c'è il padre, «scaraventato invitto, ma non incolume, contro la tragedia quotidiana». Feruccio Parazzoli, «MM Rossa» Oscar Mondadori, 92 pagine, 6.80 euro