L'ira funesta per lo zibellino (che non c'è)
E si scelgono, guardacaso, proprio le sfilate dove sono puntati tutti i riflettori. A farne le spese Dolce & Gabbana e, soprattutto, Gianfranco Ferrè. Il primo «attacco» nel primo pomeriggio al duo della moda. Sotto gli occhi divertiti di una Sarah Ferguson tutta fuxia acceso (giacca, rossetto su labbra stranamente più turgide del solito, e smalto sulle unghie), di un'attonita Beyoncè, della sempre sorridente Simona Ventura e di un Eros Ramazzotti con tanto di coppola in testa (che per quasi l'intera sfilata ha parlato fitto fitto con Monica Bellucci oscurata da occhialoni). Le due attiviste, comparse improvvisamente con due cartelli in mano che dicevano «No pellicce», sono state afferrate in una frazione di secondo da due ragazzi della security. Neanche il tempo di rendersi conto di quello che stava accadendo (tanto che qualcuno ha anche pensato si trattasse di una trovata). Niente di meno vero: la volontaria Michela Vittucci ha raccontato di essere stata «sequestrata» per un'ora. La griffe ha risposto con una denuncia. Più «scenografica» invece l'entrata in scena di Dan Mathews, vicepresidente internazionale dell'associazione Peta. Travestito da prete non è riuscito a imbucarsi da Dolce & Gabbana. Il trucco invece gli è servito per entrare da Ferrè. Più difficile placcarlo. L'omaccione prima si è piantato per terra, poi si è disteso davanti ai fotografi urlando in un italiano stentato «Pellicce vergogna». E non è finita. Quando la body guard l'ha afferrato, Ornella Vanoni, dalla prima fila, è scattata in piedi quasi a volerlo difendere. Ma non ha fatto in tempo. Salva la sfilata e anche Lucrezia Lante della Rovere, che nel parapiglia ha rischiato di essere travolta. Kat. Per.