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Ferrè, la donna in technicolor

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Quando saremo stufe di indossare bianco e nero, con solo piccoli sprazzi di toni accesi (perchè quest'inverno la moda impone un look praticamente bicolore), potremo far volare la fantasia davvero come ci pare. Magari senza abbinare nulla, come suggeriscono Domenico Dolce e Stefano Gabbana, o lasciandoci travolgere dalle favolose geometrie cromatiche di Gianfranco Ferrè. L'architetto della moda, con un lavoro certosino, taglia la stoffa e la pelle al laser quasi fossero cartavelina. Sceglie un unico elemento di decoro (tratto dall'esperienza estetica di Vittorio Zecchin, il pittore veneziano che ha riletto la Secessione viennese) e si diverte a riproporre all'infinito cerchi e rettangoli. È "eleganza grafica" che rende unici e irripetibili tutti i capi. I piccoli trafori si aprono e scoprono la pelle sino a trasformarsi in abiti-tatuaggio. Gli orli pieghettati e intarsiati delle sottane si alzano sul davanti, svelano le gambe e lasciano la schiena completamente scoperta. Il pizzo tecnologico sfila su uno scroscio di applausi. L'avorio illumina il nero, il rosso è in tutte le sue declinazioni (fiamma, ruggine, mattone, bruciato, aranciato) e sconfina nel bordeaux. Le fantasie rievocano atmosfere messicane soprattutto nel piccolo poncho che sostituisce la camicia. E poi c'è anche il blu che di giorno è fatto di jeans lucido e trasparente, mentre di sera si trasforma in mille cristalli. I costumi da bagno sono opere d'arte, le scarpe, dalla zeppa massiccia, ricordano gli artigiani "zapateros" di Leon con quella mascherina frontale di cuoio e i lacci da schiava. Ferrè spiega di aver messo in scena la sua magia e il pubblico non può che essere d'accordo. Son cose che fanno bene agli occhi e allo spirito. Fiori sulle pareti di specchio (come la passerella) e dappertutto per una collezione targata Dolce & Gabbana fatta di mescolanza di stili, epoche, tessuti. Scarpe, borse, calze, abiti, tutto ha una propria fantasia e propri colori. Eppure l'insieme è armonico. La camicia-fumetto, con la sottana fiorata, il collant a ghirigori, il sandalo animalier fanno tanta allegria. La mini anni '60 sta bene con il sopra anni '50 e gli stivaloni indiani con le frange. Il duo siculo-milanese si è fatto aprire l'archivio di Ratti, ha scelto 45 disegni tra gli anni '40-'70 e se li è fatti stampare in 150 varianti di colore, che ha poi spruzzato qua e là. Persino sotto il classico (si fa per dire) vestitino di pizzo tutto abbottonato davanti (che fa molto Trinacria). Svetta tra tutte le indossatrici una splendida Naomi Campbell, alla sua unica passerella milanese. La fidanzata di Matteo Marzotto, non si può negare, è ancora un metro sopra le altre. Nel finale, dedicato alla Monroe, la modella platinata che la interpreta (e che perde diamanti ad ogni passo) finisce in secondo piano davanti a una Venere nera (s)vestita solo di striscioline di strass.

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