Camoscio come seta, la lezione Trussardi
La pelle diventa paillettes. Colori tutti fiori: glicine, cannella, albicocca, geranio
A presentarla è la giovane Beatrice Trussardi, superimpegnata in questa reinvenzione sofisticata ma non leziosa dei temi cari alla maison. Innanzitutto la pelle, naturalmente: la ricerca Trussardi non si ferma, e stavolta il camoscio è reso impalpabile come la seta, trasparente come il tulle. Ma non di sola pelle vive il marchio, «anzi vorrei - dice Beatrice - che si parlasse davvero di tutti i temi della collezione primavera-estate». Innanzitutto i colori: mastice e cannella, con tocchi di glicine, albicocca e geranio. Il leit motiv è la levità preziosa: lo chemisier di seta cruda ha un sottile decoro in striscioline di camoscio, la gonna a pieghe alterna la garza alla morbidissima biscia di mare (toccare per credere!), la camicina di tulle ha fiori ricamati in paillettes di pelle. La tunichetta a caftano è in camoscio che sembra tulle e ha un ricamo a nido d'ape, lo stesso dell' abito rosa geranio che invece è davvero in tulle ed è molto femminile. Bluse lievi e sciolte portate con jeans di camoscio affusolati, vestitini color cannella freschi e lineari ma decorati con tessere di pelle. Dappertutto le nuove borse: c'è il bauletto ovalino con il logo del levriero inciso a cammeo sulla conchiglia, e la borsa circolare con un intreccio a effetto paglia, c'è la borsetta «Row» che si ispira ai rinforzi dei pantaloni da cavallerizza, piccola ma con molta personalità. E poi le scarpe: soprattutto la novità del sandalo in coccodrillo a tacco alto e della ballerina piatta a dita scoperte, entrambi perfetti per gli abiti leggeri ma anche per i soprabiti e i giubbini, un must della casa: ci sono quelli «tosti», color bianco ghiaccio in gallux (che praticamente è la zampa di gallina) e quelli vellutati, ancora in biscia marina. Ma perchè questo sforzo di trovare nuovi materiali e nuove lavorazioni nel campo del pellame? «Non è una frivolezza - spiega Beatrice - né una trovata comunicazionale per colpire la fantasia. Fa invece parte - spiega con entusiasmo - del lavoro di ricerca che a sua volta è una parte importante della nostra azienda. Questi materiali sono funzionali all'estetica della collezione e alla sua qualità, non c'è niente di futile e di superfluo in questo lavoro». Così come non è casuale la scelta della Bocconi: la Fondazione Trussardi ha varato dei progetti no profit, di cui uno in particolare riguarda la formazione, in collaborazione con la famosa università milanese; ma soprattutto, in questo caso, il marchio del levriero ha deciso di andare in mezzo agli studenti, gli stessi che hanno collaborato alla realizzazione della sfilata. La Bocconi infatti organizza dei master per la preparazione di manager del settore moda (Mafed) e una quarantina di giovani hanno avuto l'opportunità di lavorare con Trussardi che ieri sera ha quindi portato la sfilata nel «velodromo» universitario disegnato dall'architetto Gardella. R. M.