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Langue la raccolta regalata dall'artista alla Galleria d'Arte Moderna. Così si pensa di trasferirla

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Si innamorò di quel luogo fin dai primi anni Sessanta, durante il soggiorno romano in cui realizzò la Porta della Morte per la Basilica di San Pietro. Ai piedi della rocca di Ardea, antico fortilizio di Turno, re dei Rutuli, volle far costruire una villa dove andò a vivere, a 56 anni, con la moglie Inge e i figli Giulia e Mileto. Poi vi realizzò, nel 1969, la raccolta delle proprie opere che fu donata allo Stato italiano nel 1980, diventando un museo-satellite della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. E Manzù volle essere sepolto nel giardino del Museo. In realtà, fin dalla sua fondazione, la Raccolta Manzù di Ardea è stata poco visitata e spesso trascurata anche dal punto di vista organizzativo. Ora vari amministratori locali di Bergamo, città natale dell'artista, denunciano lo stato di abbandono della Raccolta e chiedono ufficialmente che tutte le opere del museo siano spostate nella città orobica. Viceversa, i cittadini e il Sindaco di Ardea, Roberta Ucci, si dichiarano contrari ad un intervento così drastico. Per saperne di più abbiamo allora interpellato la vedova di Manzù, Inge Schabel, e la Direttrice della Raccolta, Livia Velani. «In questi ultimi anni - spiega Inge Schabel Manzù - la Galleria Nazionale d'Arte Moderna ha finalmente provveduto alla cura del giardino e ad altri interventi di manutenzione. Ma resta carente un'attività promozionale che dovrebbe portare ad Ardea tanti visitatori. Sul trasferimento della raccolta a Bergamo non c'è niente di ufficiale e di deciso. Ma se le cose continuano ad andare così io sarei favorevole. La Galleria Comunale di Bergamo vorrebbe fare un museo proprio al centro della città». S'emoziona però Inge Manzù nel pensare che proprio nel Giardino del museo è sepolto lo scultore. «Da quando Giacomo ci ha lasciato - dice - io vado tutti i giorni a portare fiori sulla sua tomba. Può quindi capire quanto mi costi immaginare una traslazione a Bergamo, sia pure nel bellissimo contesto della Cattedrale. Ma io devo pensare a quando non ci saremo più né io né i miei figli e temo che qui ad Ardea tutto vada in rovina». E la Gnam? Livia Velani dice di capire l'inquietudine di Inge Manzù ma afferma che è impossibile spostare la Raccolta a Bergamo anche da un punto di vista giuridico. «La Donazione della Raccolta allo Stato italiano - afferma la Direttrice - è stata fatta dal Maestro stesso a patto che l'intero nucleo delle opere restasse ad Ardea. A me risulta che si sia parlato solo di una traslazione della tomba nella sua città natale e, tutt'al più, di una mostra o di un prestito a lunga scadenza di qualche scultura». E però Velani ammette che la Raccolta ha avuto un periodo di abbandono dovuto anche alla costante scarsezza di fondi della Galleria Nazionale d'Arte Moderna. Ma ci racconta in anteprima i suoi progetti per un rilancio del Museo: «Se il Comune di Ardea ci darà una mano apriremo il giardino della Raccolta ai bambini, che interpreteranno creativamente l'opera di Manzù. Spero di dare il via ad una serie di mostre capaci di richiamare molti visitatori e in questo senso cercherò di realizzare un gemellaggio e uno scambio espositivo con la Fondazione Henry Moore, in Gran Bretagna. Infine ho proposto al Ministero per i Beni Culturali di far nascere nel Museo Manzù anche l'Archivio della Scultura Italiana, con opere e documenti che partono dall'anno di morte del grande artista».

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