L'economista Franco Modigliani si è spento negli Stati Uniti. Nell'85 ottenne il Premio Nobel
Franco Modigliani era accompagnato non dalla moglie (costretta a restare a Boston) ma da una nipotina ad una cena in punta di forchetta in quel di Florence House, residenza dell'Ambasciatore d'Italia a Washington. Era l'inverno del 1982. Modigliani sfiorava la sessantancinquina, portata piuttosto bene. Avere come accompagnatrice la nipotina era un gesto che nessun economista yankee doc avrebbe fatto; era segno di attaccamento alla famiglia tutto italiano. Così come lo era il suo mettersi in cucina per preparare spaghetti alle vongole nella sua casa al mare a Martha's Vineyard. Nonostante avesse in tasca il passaporto americano, era rimasto italianissimo e dalla sua cattedra al Massachussetts Institute of Technology veniva spesso nel Belpaese come consigliere, ascoltatissimo, delle istituzioni; si deve a lui, ad esempio, la concezione del primo modello econometrico elaborato dalla Banca d'Italia e più di recente lo schema, in un saggio brillante, delle politiche per quello che sarebbe potuto essere il nuovo miracolo economico all'inizio del XXI secolo. Meglio di altri, però, è stato lui stesso a raccontare la propria vita nel libro, scritto in collaborazione con Paolo Peluffo, «Avventure di un economista. La mia vita, le mie idee, la nostra epoca», un'affascinante carrellata nel XX secolo pubblicata da Laterza nel 1999. Più dell'uomo Franco Modigliani, indimenticabile per i suoi allievi ed i suoi amici, resteranno nella storia del pensiero economiche alcune innovazioni di fondo, quelle che gli hanno fatto meritare il Premio Nobel nel 1985. Sono essenzialmente due. Ambedue, al di là delle formalizzazioni matematiche, riguardano noi tutti da vicino. Vediamole brevemente, soffermandoci sulle loro implicazioni. La prima, e la più nota pure ai non specialisti, è la "teoria del ciclo vitale" del risparmio. John M. Keynes aveva mostrato che esiste un nesso tra consumo aggregato e reddito nazionale e che i consumi delle famiglie aumentano meno rapidamente della crescita dei loro redditi in quanto cresce la propensione al risparmio. I suoi successori, in primo luogo Simon Knuznets, avevano sostenuto che nel lungo termine, la propensione al risparmio resta stabile. Per spiegare questo risultato, Milton Friedman aveva fatto ricorso alla nozione di "reddito permanente" in base alla quale il reddito di un individuo e di una famiglia è composto da due parti - una "transitoria" ed una "permanente"; solo quest'ultima incide sulle decisioni di consumare e di risparmiare. Franco Modigliani offrì una spiegazione alternativa: gli individui e le famiglie massimizzano la loro utilità avendo sempre presente che la loro esistenza è finita: da giovane si accumula, con il risparmio, uno stock di ricchezza da consumare quando si è anziani. Questo è il "ciclo vitale". Una teoria in cui non c'è spazio per il risparmio da destinare alle generazioni future (centrale, invece, alla visione di Friedman) ma che ha implicazioni di politica economica molto importanti: il tasso di risparmio dipende dal tasso di crescita economica; un aumento della crescita comporta una ridistribuzione del reddito a favore delle fasce di età più giovani; infine - tema attualissimo - i sistemi previdenziali a ripartizioni (in cui, come in gran parte di quelli europei, le pensioni vengono finanziate con i contributi o le imposte correnti) implicano prima o poi una riduzione del tasso di risparmio e, dunque, di quello di crescita economica. Se la teoria del "ciclo vitale" ha avuto un impatto importante nella "modellizzazione" dell'economia reale (ne tengono ormai conto i principali modelli econometrici di quasi tutti i Paesi Ocse), l'altra innovazione di Modigliani riguarda i mercati finanziari. Essa è racchiusa in due teoremi. Con il primo si dimostra che se i mercati finanziari funzionano perfettamente, né il volume né la struttura dell'indebitamento incidono sul valore dell'impresa. L'altro teorema dimostra che, sempre nell'ipotesi di funzionamento perfetto dei mercati finanziari