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Gerry Scotti: «Basta letterine, voglio fare l'attore di fiction»

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Gerry Scotti ha presentato ieri, a Milano, la sesta edizione di «Passaparola», il fortunato game-show preserale di Canale 5, circondato dalle sei nuove ragazze mozzafiato che lo affiancheranno fino a maggio. Michela, Carolyne (nelle foto), Vanessa, Delia, Giulia e Chiara, per quanto giovanissime e quasi tutte al debutto davanti alle telecamere, hanno alle spalle brillante affermazioni in vari concorsi di bellezza e, benché dichiarino in coro di non avere grilli per la testa, sorridono e ammiccano , pronte a sfruttare la favorevole occasione che hanno conquistato. «Si parla troppo a sproposito di "letterine" - protesta Gerry Scotti - ci sono chiacchiere fuori luogo su questo ruolo, persino degli insulti, come se "veline" e "letterine" fossero responsabili di tutti i mali del Paese. Queste ragazze hanno un ruolo preciso nello spettacolo ed è un ruolo dignitoso ed edificante. Se poi si fanno beccare dai rotocalchi in discoteca avvinghiate a uno stopper o a un terzino, sono cavoli loro». Ma Gerry non esclude che questo sia l'ultima volta di quiz e "letterine". «Ho spiegato all'azienda che ho altre velleità e che sono stufo di lavorare tutti i giorni davanti alle telecamere - ha rivelato il popolare presentatore -. È vero, farò ancora "La corrida" e vari eventi, come "La fabbrica del sorriso", la settimana prossima. Ma vorrei provare con la fiction e mi piacerebbe misurarmi con un personaggio di spessore. La Rai? Credo che resterò a Mediaset, ma mi devono accontentare. Ricci? Non c'è nulla di preciso, ma penso proprio che faremo qualcosa assieme». Ed, infatti, si fa il nome di Gerry sia per la seconda parte di «Striscia la Notizia», sia per «Paperissima». Segue un messaggio ad Amadeus, suo dirimpettaio su Raiuno: «Amadeus? È il mio presentatore preferito, come diceva Frank Sinatra di Tony Bennett. Il mio mandato non è di vincere la gara con Raiuno, ma di portare a casa il risultato cui punta l'azienda, cioè il 23% dell'ascolto, e di solito non fallisco mai la mia missione».

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