di PAOLA PARISET «La scena di Puccini» è la mostra che Lucca, città natale del grande Giacomo ...
Curata da Vittorio Fagone e Vittoria Crespi Morbio, la mostra ha richiesto tre anni di lavoro, prestiti straordinari specie dal Teatro alla Scala di Milano e dal Comunale di Firenze, e contributi teorici tra cui un'intervista a Luciano Berio, che nel 2001 riscrisse il finale della «Turandot» in toni più intimi, sulla scorta di appunti pucciniani in cui figura un significativo pianissimo. Rari bozzetti e disegni originali di Chini, Caramba, Carrà, Soffici, Sironi, Hohenstein ed altri, illustrano le edizioni degli anni '10-'20 delle opere del Maestro: il quale era attento alla coerenza fra musica e apparato visivo - afferma Vittorio Fagone - e molto esigente, per esempio per le luci del tramonto californiano de "La fanciulla del West" e non solo. L'intera mostra ruota attorno alla «Turandot», ai costumi serici (della Fondazione Puccini di Lucca) e al manto meraviglioso in velluto di seta trapunto d'oro, strass e ricami, indossato da Maria Jeritza per l'edizione del 1926 a New York: esso ci fa dimenticare persino certo sbilanciamento della mostra, che va a svantaggio di altre opere di Puccini meno ampiamente rappresentate, come la «Bohème» pur resa celebre dalle scene da manuale di Zeffirelli. Seguono bozzetti di artisti più vicini a noi, Lila De Nobili, Palli, Frigerio, Pizzi, Benois, Lazaridis: e un sofisticato apparato informatico di Flavia Sparacino - con auricolari che consentono al pubblico di abbinare in ogni stanza la sezione visiva con le corrispondenti arie operistiche, ologrammi ed altro ancora - ricostruisce virtualmente l'unità originaria di arte e musica di ogni opera, cui Giacomo Puccini tanto teneva.