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di MARIO BERNARDI GUARDI SE LA MADRE degli imbecilli è sempre incinta, figuriamoci quella dei faziosi.

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Ma veniamo ai fatti. Partendo, secondo la buona regola giornalistica, dal "dove". Che, in questo caso, è Crespina, un paese di 3500 abitanti in provincia di Pisa. Dolci profili collinari, ogni possibile sfumatura di verde, bellissime ville storiche disseminate per la campagna e tra i poggi. Quest'anno, il Comune compie un secolo, ed è giusto far festa. Fortuna che ha un sindaco cui le idee non fan davvero difetto. Si chiama Umberto Carpi: illustre studioso di storia della cultura italiana del Novecento, cattedratico e poi preside della Facoltà di Lettere all'Università di Pisa. Ma anche uomo politico: leader sessantottino, senatore rifondarolo e poi ds, sottosegretario all'Industria nei governi Prodi e D'Alema. Un "pedigree" di tutto rispetto nonché "politicamente corretto". Bene, Carpi, per celebrare il compleanno di Crespina, pensa ad un "evento". E affida alla storica dell'arte Francesca Cagianelli l'organizzazione di una mostra: «Il ritratto storico del Novecento. 1902-1952». Ottanta opere suddivise in sei sezioni ed esposte a Villa Il Poggio dal 19 settembre al 2 novembre (c'è anche uno splendido catalogo, edito dalla Pacini, 214 pagine, 44 euro). All'occhio non resta che l'imbarazzo della scelta: i "pezzi" sono di grande valore e particolarmente rappresentativi dello spirito di un'epoca. E per forza visto che i pittori si chiamano Boldini, Casorati, Balla, Dottori, Maccari, Carrà, Rosai, Conti, Ghiglia, Levi, Sciltian, Thayat, gli scultori Wildt, Santagata, Ximenes, Berti e Griselli, e ci sono quindici disegni inediti di Sironi. L'obbiettivo "buon compleanno" è centrato: auguri. Ma ecco che all'Anpi (Associazione nazionale partigiani d'Italia) vien voglia di guastar la festa, con una accorata missiva di protesta. Il fatto è che la seconda sezione della mostra è dedicata all'iconografia di Mussolini, effigiato da un consistente numero dei summenzionati artisti con varietà di formule espressive. Qua e là compaiono anche illustri personaggi del regime, qua e là pimpanti camicie nere. C'è il rischio di passare da una ricostruzione storica a una rivalutazione. Beh, se si fa una mostra sui primi cinquant'anni dello scorso secolo, non si può mica cancellare il fascismo e la cultura che lo sostenne e lo alimentò, fa il sindaco, comunista mai pentito, ma soprattutto spirito libero. D'accordo, fanno i vigili custodi dell'antifascismo militante, ma c'era proprio bisogno che a inaugurare la mostra venisse il postfascista Matteoli? Matteoli è un toscano doc, replica il sindaco, lo conosco e lo stimo. In quanto ministro, poi, rappresenta non solo chi ha votato An ma tutti gli italiani e ci fa l'onore di venir qui nella sua veste istituzionale, a benedire un appuntamento cui teniamo molto. Del resto, io, comunista, non rappresento forse, in quanto sindaco, anche i crespinesi che hanno votato a destra? I resistenti ci restano male. Porca miseria, non sarà che, anche nella rossa Toscana, il vento ha smesso di fischiare e non resta nemmeno una bella a cui dir ciao?

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