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di ENRICO CAVALLOTTI SCIABOLATE di swing che ti elettrizzano il core mentre te ne stai pago ...

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Il critico musicale barbogio ed antiquato che qui scrive, nutricato di frottole, cantari e minuetti d'antan, ancora incipriato dalle putte vivaldiane, è ingollato tutt'a un botto dal Festival di musica contemporanea della Biennale di Venezia che lo risucchia, agita, disfrena obnubila e aliena, wow. Non più gli cale la distinzione fra musica classica e musica nuova, fra musica d'arte e musica popolare. Lui se ne sta contrappuntistico di qua e di là: una gamba sulla triade maggiore ed un'altra sull'elaboratore elettronico che un team matto d'americani forsennati e genialoidi, Bang on a Can All-Stars, ti scaraventa addosso: a rigenerarti i tessuti avvizziti dalla ingrugnita Kultur. Vero si è che i finlandesi Magnus Lindberg, pianista compositore, e Anssi Karttunen, violoncellista baldo e virtuoso, c'hanno provato a fare i classici, ma la popolazione festivaliera se n'è scandolezzata a tal misura che anche le gondole per protesta si sono arrestate, i turisti messi le mani fra i capelli, i leoni di San Marco hanno ruggito. C'è voluto il sax soprano dello psicopompo e teurgo Elliott Sharp, cranio pelato col viso più affilato d'una lama assassina, per riconciliare i giovani, gli intellettuali, le signore impegnate, i fricchettoni e la razza inferiore dei critici musicali con il linguaggio dei suoni. Siàmone sicuri, sicurissimi, oggidì il Ludwig van starebbe al live electronics, donde il Fidelio sortirebbe gazato di marimba, intrugliato di sound angineer. I quattro quarti si sono esauriti, poareti: t'investano quei tempi e ritmi che ti vellicano la nuca, ti miagolano nelle vene serpentine, che ti urgono ad ondeggiar le anche, ad libitum, o vero, insino allo sfinimento beatissimo: ed è sùbito Mito. Come fanno mastro Steve Coleman & Five Elements, da paura. Impera, insomma, il Minimalismo. Che cos'è è presto detto. In luogo degli spaghetti all'amatriciana, soltanto la pancetta arrosolata. In luogo di un'idea, un barbaglio mentale. In luogo delle Amazzoni, una zinnetta: quella superstite.

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