Beethoven finisce tra le sbarre di Rebibbia
Oggi credo sia giusto essere qui». Lo ha detto il maestro Uto Ughi poco prima di dirigere un concerto, ieri pomeriggio, davanti ad un pubblico particolare: oltre 100 dei circa mille detenuti del carcere romano di Rebibbia. Non è la prima volta che il celebre violinista si esibisce di fronte ad simile platea. «La prima - ha ricordato il maestro - è stata tanti anni fa a San Vittore. L'altra, più recente, tre anni fa a San Gimignano. Ho sempre trovato una atmosfera di interesse e disponibilità che altrove è difficile trovare. A San Gimignano i detenuti mi hanno regalato un libro di loro poesie. Nel resto del mondo ho suonato in ospedali e altri luoghi di sofferenza, in carcere mai, però sarei pronto a farlo». Il concerto di ieri, eseguito nell'auditorium del penitenziario, è il tredicesimo della rassegna «Uto Ughi per Roma», una serie di incontri musicali itineranti tenuti dall'Orchestra dei Filarmonici di Roma in chiese e teatri della capitale e della provincia, «per avvicinare - ha detto Ughi - i giovani alla musica classica. L'arte infatti ha lo scopo di addolcire e nobilitare l'animo umano». Il violinista, che ha scelto personalmente il programma, ha eseguito musiche di Beethoven (Romanza in Fa Maggiore), Bach (Sinfonia concertante in Do Maggiore), Saint Saenz (Introduzione e Rondò Capriccioso) e De Sarasate (la versione per violino della Carmen di Bizet).