Piccoli omicidi all'ombra di Dante
Nella Boston di fine '800 gli studi sull'Alighieri «inquinati» da efferati criminiAccanto alla tensione tipica del giallo, l'autore americano propone un attento studio antropologico della società statunitense già alle prese con l
Ma prima di addentrarci nella selva oscura dei crimini ispirati ai dannati dell'Inferno, raccontiamo l'antefatto. L'incontro fra Dante e gli americani infatti è di vecchia data, risale al 1865, a Boston quando il famoso poeta Henry Wadsworth Longfellow fondò un circolo — quello che dà il titolo al romanzo — nella sua casa di Cambridge, Massachussets. Fu aiutato nella nobile impresa da altra gente di lettere di primo piano, Lowell. Holmes, lo storico George Washington Greene e l'editore James Fields. Nacque così, da questo prestigioso sodalizio, la prima traduzione integrale americana della Commedia, e provocò uno sconquasso l'evento, poiché i conservatori difendevano la sacralità intangibile del greco e del latino, e i modernisti prediligevano il carattere «nativo» e originale del volgare. Nacque così il «Circolo Dante» che si chiamò Dante Society of America, e solo dopo il supporto essenziale della Società Dante Alighieri di Boston, che iniziò a diffondere la nostra lingua in quella molto inglese città d'America, la voce e l'opera del nostro massimo poeta cominciarono a navigare in quelle acque sconosciute. Arrivata questa vicenda nelle mani e nel cervello del giovane Pearl, la prima cantica del poema, quella in cui il buon Virgilio accompagna il poeta in mezzo agli esseri più efferati del regno infernale, tra le bufere che non si fermano mai, traditori nel ghiaccio, dannati a mezzo busto fra le tomba infuocate, insomma fra tutto quanto il grande divino poeta ha inventato, la prima cantica diventa il luogo ideale d'azione di una catena di delitti di allora e del nostro tempo: e sì che basta premere il tasto di un qualsiasi TG per ritrovarsi appieno nei cerchi danteschi, dal primo al nono. Il comitato direttivo dell'Università di Harvard, nel timore che una schiera di imitatori utilizzi i versi del poeta per esercitarsi nel crimine, tenta con ogni mezzo di impedire la diffusione del poema, per via di tutte quelle superstizioni immorali e papiste dell'Alighieri. Come dire che se nel Trecento avessero ucciso Bonifacio VIII non sarebbe stato difficile individuare il mandante... Fra tutte queste polemiche esplode la bomba dell'impensabile e dell'irreparabile: Boston viene travolta e insanguinata da una catena di crimini, uno più traumatico dell'altro. Non manca, anche all'interno del Circolo Dante, una bella fetta di soci che affermano trattarsi di crimini ispirati ai protagonisti della Commedia: ed ecco allora il buon Alighieri, il dolce poeta dello Stil Novo, il soave spasimante di Beatrice, diventare un maestro di crudeltà innominabili: non esita neppure, il grande poeta, a suggerire i tormenti e le armi da usare contro le vittime. Del resto, soltanto loro, alla luce di quei versi immortali, potranno scoprire i responsabili. Il che non impedisce il corso degli studi danteschi nella Society, così da far osservare a Holmes: «Mi meraviglia che con tutto quello che abbiamo passato, non abbiate mai dubitato del pregio del nostro lavoro. Non avete pensato neppure per una volta che forse qualcosa fosse andato perduto lungo la strada». Bontà sua. Felice ricostruzione di un momento importante della storia d'America, e in particolare della città di Boston, così raffinata e anglosassone nella sua civiltà, il primo romanzo di Matthew Pearl è anche un attento studio antropologico di una società in formazione e già in divenire, che rappresenterà poi uno degli spazi cruciali, con quel particolare protestantesimo che divulgavano gli abitanti della città, con le avanguardie di intellettuali che svolgevano un capillare lavoro dentro e fuori delle Accademie, le atmosfere squallide e cupe dei sobborghi, l'avvio del flusso migra