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di RAFFAELLO UBOLDI DOVE sono finiti i gentiluomini, quelli autentici; quelli per intenderci ...

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E se qualcuno derogava da queste regole, subito era guardato con sospetto, addirittura poteva essere messo al bando dalla buona società. Insomma c'era rispetto, e tanto, per la cosidetta «altra metà del cielo». Poi naturalmente non era tutto oro quello che luccicava, Mao per esempio, che le aveva catalogate come sopra (l'altra metà del cielo) pare che a letto fosse un gran porcaccione, addirittura un adepto della pedofilia. Ma questo non diventava regola; il tempo passava, cambiavano i secoli e i costumi, ovviamente si girava pagina, ma sempre nel rispetto del cosidetto comune senso del pudore. Cambiavano i rapporti sociali, le donne erano entrate liberamente in fabbrica o negli uffici, avevano conquistato la parità dei diritti, potevano, e possono votare, a nessuno verrebbe in mente di comparare il loro cervello a quello degli uomini, per stabilire chi ne abbia qualche grammo in più o in meno, una qualche reazione nervosa che un sesso può avere e l'altro no. Comunque con quel tanto di rispetto verso la donna, che induce parecchi, anche i più scettici, a scrivere questo vocabolo (il vocabolo donna) con l'iniziale maiuscola; per la strada ci si volta a guardarle, e a qualcuno può scappare un complimento pesante, ma alzi la mano e si dichiari colpevole chi non gli cede istintivamente il passo all'ingresso di un teatro, di un ristorante, o di una casa. Insomma l'ammirazione, l'amore per le donne, grazie a Dio fa parte, ancora oggi, di un mondo inquieto, affannato, nevrotico, del DNA virile. Il che non significa che non vi siano eccezioni, che qua e là si manifestano. Che dire, come definire, quel «collega» (Burns di nome) di uno dei grandi quotidiani americani, che ospitato, protetto, e sicuramente salvato da una giornalista italiana, a Bagdad, nei giorni tempestosi dell'ultima guerra in territorio iracheno, non solo non la ringrazia, ma al contrario la insulta? E la insulta nel peggiore dei modi, accusandola (lei e le altre inviate della Rai) di essere stata in quei giorni drammatici al «servizio» di Saddam Hussein. Sia chiaro, le corrispondenze da Bagdad (come da ogni altra parte del mondo) delle inviate Rai potevano piacere o non piacere, incontrare, o meno, il favore del pubblico come dei colleghi. Ma spingersi fino all'insulto al posto di dire «grazie», ci pare cosa fuori da ogni costumanza. I gentiluomini ci sono, a tutt'oggi, credetemi, non sono una razza estinta, ne dinosauri di un mondo passato. Non sempre, tuttavia; non, in questo caso, sulle colonne del «New York Times».

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