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di LUIGI DELL'AGLIO «LA SECONDA persona più intelligente del mondo desidera incontrare la prima».

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Dalì aveva salutato l'entrata in scena del codice genetico, dipingendo un enorme quadro dal titolo impronunciabile: "Galacidalacidesoxiribonucleicacid", e Watson aveva ammirato la tela a Boston. Letto il messaggio consegnatogli dal portiere dell'albergo, Dalì scese nella hall e un invito al King Cole Restaurant sancì l'amicizia fra i due e fra le loro mogli. Era il 1965. Ma non erano stati così gratificanti, per Watson, i primi anni seguiti alla scoperta del «libro della vita». La corsa alla doppia elica l'aveva vinta a 25 anni, nel 1953. Dopo il Dna, il biochimico americano era passato a studiare accanitamente anche l'Rna, o acido ribonucleico. Se avesse smesso di lottare, pago del Nobel, si sarebbe sentito subito vecchio. Watson svela il segreto in un libro che è la sua storia, «I geni del genio. La doppia elica, le ragazze e un fisico di nome Gamow» (Garzanti). La genetica era un mondo tutto da esplorare, e lui aveva aperto la strada. «C'era da scoprire come l'informazione codificata nelle molecole di Dna viene tradotta, dall'Rna, nel linguaggio delle proteine». E questa nuova scommessa era ardua, anche per un cervello come Jimmy Watson. Fuori dal laboratorio non lo attendevano grandi soddisfazioni, ma erano anni ruggenti, la doppia elica aveva rivoluzionato la biologia, c'era uno straordinario clima creativo. Confessa Watson: «Ho voluto catturare lo spirito della mia giovinezza"; e ci è riuscito. Questo libro racconta il fervore intellettuale, gli entusiasmi, lo sprint ma anche gli abbattimenti di un genio ancora molto giovane. Un grande scienziato che non si stanca mai di cercare nuovi successi nella conoscenza ma ama anche la vita. Gli alti e bassi non gli spengono mai la speranza né un quotidiano, sempre riaffiorante sedimento di "joie de vivre"». È commovente il pressing, insistente e garbato, che, in quegli anni tra il 1953 e il 1956, lui pratica nei riguardi di Christa Mayr, oggetto di un amore struggente e inappagato. Nel libro, lei è nominata sessantantrè volte, e ogni volta la richiesta di Jimmy viene da Christa archiviata con un rifiuto. Né va meglio con le altre ragazze. Tanto che l'autore può scrivere: «La mia situazione sentimentale stava facendomi perdere il senno». E, citando Graham Greene: «L'amore porta inevitabilmente più sofferenze che piaceri». Ma ogni mattina lo scienziato si svegliava con un impetuoso senso di attesa nel cuore. Nel libro è rappresentata la vita - dedita alla scienza ma anche abbastanza bohémienne - che si faceva a Cambridge, Pasadena e Berkeley: auto sportive, feste e grandi bevute. Appena poteva, Jimmy Watson scappava dall'inquinatissima California per godersi l'aria cristallina delle Montagne Rocciose. Viaggiava molto anche tra Usa ed Europa. E quanti scherzi si facevano, lui e gli altri geni liberi e bizzarri (tra cui Geo Gamow, citato nel titolo)! Un giorno Jimmy, per divertirsi e sbalordire tutti, presenta un progetto chiaramente sballato. Ma, poche ore dopo, l'amministrazione gli comunica che quello stesso progetto era già stato accolto e solennemente premiato l'anno prima. La vena d'ironia corre nel testo fin dalla prefazione, nella quale Peter Pauling, figlio del Nobel Linus Pauling, avverte con finta cattiveria: «Questo libro è inaffidabile, pieno di errori e scorrettezze. Io sono una delle vittime. Propongo di distribuirlo nelle sale d'aspetto e dai parrucchieri, perché le signore si divertano sotto il casco».

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