Al cinema Achille e Matrix, in libreria King e Ammaniti
Così quella fabbrica di sogni che è il cinema rispolvera l'Iliade, regalando al Pelide Achille il volto di Brad Pitt, e mette in fibrillazione milioni di fans di Tolkien per l'uscita dell'ultimo episodio della trilogia: «Il Signore degli Anelli: il ritorno del re». «Il mito si nasconde nel mondo moderno, assume nuove forme ma non scompare mai - spiega Gianfranco De Turris, grande esperto di letteratura fantastica, citando Mircea Eliade - perché l'uomo ha bisogno delle sue verità profondissime». «Così - continua - accanto a miti antichi prendono forma quelli virtuali, come gli eroi di Matrix, figli della tecnologia e degli effetti speciali del cinema. E sfogliando la letteratura fantasy del Novecento ci accorgiamo che il genere, da letteratura specializzata, nonostante lo scetticismo della critica che solo trent'anni fa non comprese la portata di Tolkien,- diventa classico» «Accanto a Tolkien, a George Martin, a Arthur Machen e Terry Brooks anche il re dell'horror Stephen King trova posto tra i creatori di miti dell'ultimo secolo con il ciclo della "Torre nera"». E nel panorama della letteratura italiana, che rapporto hanno i nuovi autori con il mito? «La nostra produzione letteraria è molto più concentrata sull'introspezione e sulle problematiche esistenziali, ma alcuni autori come Ammaniti in "Io non ho paura" lo hanno rappresentato in chiave moderna, o vi si sono dedicati prendendo spunto dal folklore regionale come Giuseppe Pederiali che racconta miti della Bassa Padana, o il siciliano Giuseppe Bonaviri. "Qualcosa nella notte" di Paola Capriolo è invece un titolo italiano fresco di stampa - conclude il critico - che rivisita con stile buzzatiano l'epopea del re sumero Ghilgamesh».