di PIRRO DONATI IL FESTIVAL Barocco di Viterbo venerdì a Tuscania (Chiesa di S.
Ma non si tratta della celebratissima opera di Mozart bensì di quella scritta da Antonio Caldara circa 56 anni prima del salisburghese. «La Clemenza» narra dell'imperatore romano Tito, che pur tradito dagli intimi, tutti perdona legandoli così ancor più a sé. Una trama che nel '700 era la metafora della benignità monarchica, in particolare degli imperatori asburgici, e quindi in loro onore commissionata una miriade di volte, pare più di sessanta, con musiche d'altrettanti autori, tra cui Gluck, Hasse e Jommelli. Per primo nel 1734, su libretto di Metastasio, la musicava Antonio Caldara, il cui teatro musicale di recente è al centro dell'attenzione degli studiosi. A Tuscania «La Clemenza» debutta con regia, scene e costumi di Vera Bertinetti e con Sergio Balestracci a dirigere l'Orchestra della Stagione Armonica. Gli interpreti principali sono Mya Fracassini, Ornella Pratesi, Eleonora Contucci, Patrizia Zanardi e Lucrezia Raffaelli, tutte donne a interpretare anche le parti maschili, al tempo di pertinenza dei castrati. Infine, alla chiesa della Verità di Viterbo sabato ritorna la Clorinda del canto rinascimentale e barocco: Emma Kirkby esegue le Cantate sacre di Haendel. A Viterbo sabato con il London Baroque Ensemble presenta «Gloria», «Salve Regina» e «Coelestis dum spirat aura» di Haendel. In particolare gli ultimi due brani furono scritti quando il compositore, giovanissimo, era a Roma al servizio del marchese Ruspoli. Il nobile alternava la sua residenza tra la capitale e il suo castello a Vignanello, a un tiro di schioppo da Viterbo: proprio lì le due cantate furono eseguite per la prima volta nel 1707. Vi tornano 296 anni dopo. Alla musica vocale sono alternati brani strumentali dello stesso Haendel e di Vivaldi. Info: 0761-291000 0761-375305