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A Ferrara Degas, l'«italiano»

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Di origine napoletana, egli fu più volte nel nostro paese, studiandone la cultura e la grande pittura rinascimentale. L'amore per l'Italia innervò sempre il suo percorso creativo e, non a caso, anche a Parigi Degas strinse amicizia con gli artisti italiani che lì risiedevano. Si inaugura sabato, nel Palazzo dei Diamanti di Ferrara, una mostra dedicata a «Degas e gli italiani a Parigi» ( fino al 16 novembre; a cura di Ann Dumas) che poi farà tappa alla Royal Scottish Academy di Edimburgo. Nella Ville Lumière Degas fu la stella polare di riferimento per artisti come Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Medardo Rosso e Federico Zandomeneghi. Ci fu uno scambio reciproco di esperienze e di conquiste creative che viene approfondito per la prima volta in questa mostra, ricca di novanta opere, di cui la metà di Degas. Si parte così con i quadri e i disegni realizzati dall'artista francese durante i suoi soggiorni giovanili di studio in Italia. La mostra prosegue per nuclei tematici che ben chiariscono l'osmosi creativa con gli italiani di Parigi. Nei suoi ritratti Degas riuscì a cogliere l'aspetto più intimo della persona scelta e fu Boldini, virtuoso dal pennello saettante, a mettersi in rapporto con questa innovazione. Contrario al rapporto diretto, en plein air, con la natura tanto amata dagli altri impressionisti, Degas dichiarava di preferire gli interni e la «vita artificiale»: i caffè parigini, le cantanti , le ballerine sono soggetti che attrassero anche Zandomeneghi e Boldini. La passione per la rappresentazione delle corse dei cavalli unì poi Degas a De Nittis, mentre il suo studio del nudo femminile affascinò Zandomeneghi. I paesaggi del Degas maturo sembrano invece risentire delle vedute di De Nittis. Degas si dedicò anche alla scultura: il rapporto di scambio fra lui e Medardo Rosso è uno dei punti di forza della mostra. Entrambi, anche se l'italiano ha una marcia in più, hanno compiuto passi da gigante verso una palpitante dissoluzione della forma.

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