di ANTONIO ANGELI SI È SPENTO a novantacinque anni Edward Teller, uno dei grandi fisici del ...
Comunque un uomo che ha avuto una vita eccezionale, a cavallo tra le epoche e che ha mutato, profondamente, gli anni in cui ha vissuto. Nel bene e nel male. Teller nato a Budapest, in Ungheria, nel 1908 studiò in Germania e in Danimarca, dove fu allievo di Niels Bohr. Era ebreo e le persecuzioni naziste lo fecero fuggire negli Stati Uniti dove partecipò al progetto Manhattan e fu tra i creatori delle bombe di Hiroshima e Nagasaki. Poi divenne il padre della bomba all'idrogeno, migliaia di volte più potente dell'atomica. È stato cattedratico di Fisica, consigliere della Presidenza degli Stati Uniti, poi promotore dello «scudo spaziale». Molte volte premiato, l'ultimo riconoscimento gli è stato attribuito da George W. Bush: la «Medaglia presidenziale della libertà», maggiore onorificenza civile americana, consegnatagli in una cerimonia due mesi fa. Teller era fermamente convinto che la libertà dipende dalle armi con cui viene difesa. Il principio della sua vita è stato di dare al suo Paese (l'unico dal quale non era dovuto fuggire, gli Stati Uniti) l'arma più potente. Per lui con i nemici, fossero nazisti o comunisti, bisognava sempre trattare da un piano di superiorità, altrimenti la parola libertà diveniva un inutile slogan. A queste sue convinzioni, decise tanto da apparire ciniche, ha certamente contribuito la prima parte della sua vita nella quale fu costretto a fuggire in continuazione. Edward Teller nacque nella periferia di un impero ormai già disfatto: l'Ungheria dell'inizio secolo. Per un giovane che sperava di divenire un brillante scienziato, c'era una sola possibilità: emigrare. Studiò in Germania, tra Karlsruhe e Monaco di Baviera. Ottenne il dottorato in fisica con Heisenberg nel 1930 all'Università di Lipsia. Ma era ebreo, come Einstein e tanti altri. Dopo l'ascesa al potere di Hitler Teller lasciò la Germania e si rifugiò a Copenaghen, dove si specializzò in fisica teoretica con Niels Bohr. Ma la Danimarca non era abbastanza sicura e Bohr, oltre ad essere uno dei padri dell'atomo, aiutava scienziati ebrei tedeschi a fuggire all'estero. Teller scappò ancora, prima a Londra e poi negli Stati Uniti. Nel '35 fece parte del gruppo di studiosi che chiese al governo di Washington di impegnarsi nella ricerca per la creazione di armi nucleari. E quando Mosca effettuò i primi test atomici nel '49 Teller si battè per convincere l'amministrazione Truman a sviluppare la bomba all'idrogeno. Teller era convinto che l'atomica potesse dare un contributo importante al mantenimento della pace. Negli anni Ottanta affermò più volte che la seconda metà del ventesimo secolo era diventata, grazie alle armi nucleari, un periodo molto più pacifico della prima. Nel 2001 rilasciò un'intervista-confessione al «New York times» e ammise di non essere il padre della bomba H. Il merito dell'intuizione che portò alla bomba all'idrogeno, rivelò, era più dello scienziato americano Richard Garwin che sua. Ma con questo non volle allontanare alcuna responsabilità. Il motto della sua vita era e rimaneva: se vuoi la pace prepara la guerra.