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Nuova vita per il glorioso Palasport di Roma

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Santana battezzerà il tempio musicale capitolino. Rilancio in grande per dimenticare fiacche stagioni

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L'idea di Nervi era quella di dare dignità a sport che negli anni Cinquanta avevano già un pubblico di fedelissimi, come la boxe e il basket, non a caso l'impianto venne progettato per ospitare i Giochi Olimpici di Roma del 1960. Per tutti gli anni Sessanta il Palasport fu teatro di grandi imprese sportive, a partire dai mitici incontri dei pugili che si erano imposti alle Olimpiadi: Rinaldi-Moore, De Piccoli-Bethea, per non parlare di Benvenuti, Mazzinghi e Lopopolo, tutti pugili in grado di radunare quindici-ventimila persone nelle riunioni organizzate da Rino Tommasi. Ma il Palasport era anche sinonimo di basket, soprattutto dopo l'inatteso quarto posto conquistato dagli azzurri alle Olimpiadi romane, con la squadra guidata da Riminucci e Calebbotta. È qui che negli anni Sessanta si svolsero le torride sfide stracittadine fra la Stella Azzurra e la Lazio Migas, le due compagini che militavano nella massima serie di pallacanestro. Una rivalità profonda, che vedeva la Stella Azzurra, espressione dell'esclusivo collegio San Giuseppe De Merode, contro la spartana Lazio, proletaria, povera di mezzi nonostante lo sponsor. Pubblico rigidamente diviso in settori, sfottò pesantissimi e addirittura qualche rissa in campo fra i cestisti, compreso il pivot Dal Pozzo, due metri e dieci di altezza (per anni il giocatore italiano più alto) e addirittura, fra gli allenatori, Perella (Lazio) e Costanzo (Stella Azzurra). Ma dagli anni Sessanta il Palasport è anche stato teatro di grandi concerti, soprattutto rock. Una scelta obbligata, scaturita dalla necessità di poter contare su spazi capienti, sopra le diecimila presenze. Quando il Teatro Brancaccio e il Piper si dimostrarono inadeguati, soprattutto per i grandi nomi e per la crescente popolarità di quel genere musicale, la scelta cadde sull'impianto sportivo dell'Eur. Il primo pienone di giovani rockettari si verificò il 6 aprile del 1967, in occasione del debutto italiano dei Rolling Stones. Un doppio concerto, pomeriggio e sera, con tanto di volo di un ragazzo dalle gradinate. Il problema principale si manifestò subito: l'acustica. Non era un luogo nato per la musica e non lo fu mai. Memorabile, nonostante tutto, il concerto che i Pink Floyd vi tennero nel 1972. Sound raffinato, per l'epoca addirittura complicato, basato sulla qualità del suono, mortificato dal rimbombo e dall'assenza delle frequenze medie. Da allora dozzine di rock star, fra cui Elton John, Isaac Hayes (che allestì una black revue, manco fosse un club notturno), Traffic, Grand Funk Railroad, Jethro Tull, Rod Stewart, Frank Zappa (che fece saltare sulle sedie il pubblico intonando «Arrivederci Roma»), Carlos Santana. Sarà proprio il grande chitarrista messicano ad inaugurare il nuovo impianto il 20 settembre. Il rifacimento degli impianti elettrici, di quello antincendio e soprattutto acustico sono stati alla base della ristrutturazione, con gli interventi sui pavimenti per evitare i rimbombi e sui muri perimetrali e le pareti, dove sono stati installati dei pannelli di legno dal doppio effetto assorbente e diffondente. Le motivazioni per il grande rilancio sembrano esserci tutte, anche perché il luogo deve farsi perdonare dagli appassionati molte brutte stagioni, a cominciare dalle guerriglie fra autonomi e polizia della metà degli anni Settanta per le autoriduzioni o addirittura per il biglietto gratis. Una stagione cruenta, a base di scontri, incidenti, feriti e qualche morto, culminata con il sanguinoso concerto di Lou Reed, che pose fine alla prima grande stagione di eventi musicali. Da dimenticare anche gran parte degli anni Ottanta, a base di Pooh e Spandau Ballet, dove oltre alla cattiva acustica si aggiunse anche una scriteriata programmazione. Ora sembra superato il ginepraio dei fallimenti, delle società appaltatrici e dello slittamento dei lavori. Con diecimila posti, acustica e

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