IL FESTIVAL PRESENTATO DAL MAESTRO
Il violino di Ughi per Roma e per l'EuropaInaugurazione venerdí prossimo al Teatro dell'Opera con il «Wiener Concert»
Il bello della musica è nella sua ideale proiezione sull'armonia che avvolge ed intride l'universo: scaturigine di pace e di serenità per l'uomo; e la politica coltiva la piú bella virtú nel non perder mai il senso dell'insieme: bene conforme alla raffigurazione dell'universo. Tale il senso del discorso del sottosegretario di Stato, Gianni Letta, nel suo augurio, o forse monito, a quietare e rasserenare il travagliato tempo presente: in un'Italia baruffante, in un'Europa graffiata tuttavia dagli egoismi nazionali, in un mondo percosso quasi ovunque dalla turpe minaccia del terrorismo. «Se la politica, scienza del possibile - ha specificato Letta - mai assumesse, nel detto, nel comportamento, i modi del linguaggio della musica, che è per un verso manifestazione di una dialettica delle parti ch'esce in fine all'accordo, e per altro professione di coerenza, di rigore e bellezza in uno, otterrebbe risultati piú consoni all'ineludibile ricerca della felicità umana. Per ciò il governo italiano ha inteso assumere ad effigia ed a messaggio dell'arte musicale, nel corso del semestre della presidenza italiana in Europa, il Festival "Uto Ughi per Roma": che oggi in vero non sarebbe impertinente definirlo "Uto Ughi per l'Europa"». Il Festival che avrà luogo dal 12 al 27 c.m. contempla dodici concerti, fra sinfonici e cameristici, ospiti di teatri, auditori e chiese: nella capitale, nella sua regione. Uto Ughi ama a giusta ragione il pubblico romano, che lo ricambia con gagliardía entusiasta ogni volta che si presenta alla ribalta, quali che siano le opere proposte: le vette superne, ma altresí, per fortuna rarissimamente, le piú intrugliate dell'oggi: sive cacofonicissime. Ché il magato violino di Ughi sa come trasformare il bitorzolo stortignaccolo in audace petalo di rosa. S'osservi che questa rassegna, fin dalla fondazione nell'anno 1994, il violinista ha inteso dedicarla ai giovani, invitati gratuitamente, fermo nella convinzione che anche per loro la vita senza lo sprone ed il balsamo della musica - s'intenda qui la musica d'arte - sarebbe un errore (giusto avvertiva Nietzsche nel «Crepuscolo degli idoli»). Dalla metà degli anni Sessanta del trascorso secolo i giovani sono intronati ed alienati da un'irrefrenabile fiumana di sottomusica di consumo, foraggiata dall'industria discografica e strombazzata dai massmedia; musicaglia che obnubila il loro fragile gusto, deprime il loro livello critico, accomuna la rozzezza del ritmo e la volgarità melodica ad una sòrta di mitología del vacuo che mina alla base la fondazione dei valori estetici ed etici: le ragioni piú profonde e generose dell'esistere. Quella di Ughi per la formazione di una coscienza musicale giovanile è una battaglia che lo illustra non meno della propria arte. Al Teatro dell'Opera l'inaugurazione del Festival venerdì prossimo, con Ughi in veste di solista e direttore del «Wiener Concert- Werein». Capolavori di Mozart: il compositore che dovrebbe la Costituzione europea considerare un nostro padre benaugurante, come notava Letta, grazie alla lezione di catartica pacificazione che la sua Musa effonde. Nel sèguito, citiamo i concerti del valente e giovane violinista savoiardo Renaud Capuçon, i Solisti dell'Orchestra del Conservatorio di Mosca, il promettente pianista veneziano Pietro Di Maria, i Filarmonici di Roma, l'oboista Augusto Loppi che ha segnato uno dei piú fulgidi periodi dell'Orchestra dei Ceciliani nei Settanta e Ottanta. Tra i protagonisti anche il grande direttore Georges Prêtre, al quale sarà consegnato da Ughi il Premio alla carriera, venerdí 26, all'Auditorium Pio, ancora memore di serate di fuoco: e di sensualità squisite, regista la bacchetta del negromante d'oltralpe.