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di CARLO ROSATI DOPO lo "scandalo" di Bruno Dumont e della sua «Twentynine Palms», un'altra ...

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Ha provocato meno scandalo, soltanto perché «La moglie di un buon avvocato» del coreano Im Sangsoo ha una storia che consideriamo più "normale", più nostra, meno estrema, che mostra i particolari degli atti sessuali tra l'avvocato e sua moglie, dell'avvocato con le sue amanti, della madre dell'avvocato che dopo quindici anni di stasi, con un marito entrato in coma epatico, riscopre e pratica il sesso dichiarandolo tranquillamente al figlio e alla nuora: «Faccio anche sesso, vivere significa anche essere onesti verso se stessi». E l'avvocato di grido, giovane e piacente, arriva a trascurare la moglie per avventure che ci vengono mostrate nei dettagli più intimi, mentre la buona moglie è incuriosita da un ragazzo che la spia con il cannocchiale e con il quale avrà un rapporto totale: resterà in attesa di un figlio. Una pellicola con buone immagini ed una storia, ma inutilmente esplicita nelle scene sessuali. Bunuel mostrava l'erotismo con la chiusura di una porta, lasciando libera l'immaginazione dello spettatore: questi film ci fanno vedere tutto, ci stanno trasformando in voyeurs. Perché allora escludere dalla Mostra il veneziano Tinto Brass dopo certi film? Nella piazza parigina del mitico Leone di Belfort è ambientato «Il Leone volatile», o scomparso, della francese Agnès Varda che ha aperto la presentazione dei «Corti» che gareggiano nel concorso veneziano. Un film delizioso di una delle muse della «Nouvelle Vague» che in dodici minuti propone la storia d'amore tra Lazare e Clarisse, aspirante maga con Madame Clare. Una pellicola applauditissima in mattinata nella Sala Grande, che rivela la mano della regista di «Clèo dalle 5 alle 8», che nel 1985 ha vinto il Leone d'Oro con il suo «Senza tetto né legge». Una rassegna alla quale prendono parte, per l'Italia, Marco Pontecorvo con «Ore 2: calma piatta», che racconta le fobie di Andrea, e Stefano Sollima che con Giovanni Guardiano rappresenta l'uomo con gli zip sul corpo, un uomo che non ha bisogno di nulla, basta aprirne uno dei tanti che ha sulla sua pelle, che dentro trova tutto. Due buoni corti, ma lontani dalla leggerezza E dall'ironia di Agnés Varda che attraverso gli occhi di Clarisse ci fa vedere un gatto vivo al posto del Leone di Belfort.

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