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di ANTONELLO SARNO VENEZIA — Annunciato già dall'applauso dei giornalisti alla proiezione ...

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Ecco, il cast. Destinati un po' a sparire sotto la personalità di un regista così «ingombrante», gli attori di «Buongiorno, notte» sono tutti bravissimi. Da Maya Sansa a Luigi Lo Cascio, anche se una citazione particolare la merita il più defilato di tutti, Roberto Herlitzka, uno dei maggiori attori del nostro teatro, che nel film dà vita ad un Aldo Moro sofferente ma distaccato. «Se mi uccidete, per la gente io diventerò un martire che vi condannerà all'emarginazione», ammonisce nel film Herlitzka-Moro, presagendo da politico consumato la fine stessa delle Br che iniziò proprio dalla clamorosa uccisione del presidente della Dc. «All'epoca dei fatti, nel 1978, io fui molto colpito dalla ferocia dimostrata dai brigatisti - ricorda Herlitzka - Ora dico che lo Stato non volle salvare lo statista. Ma il mio tentativo è stato quello di rendere con efficacia più che il personaggio pubblico, le sue emozioni. Quelle che provava un uomo anziano rinchiuso dentro uno stanzino per 55 giorni nell'attesa di essere ucciso. Io credo di non essermi neppure avvicinato a mostrare ciò che lui deve aver provato. Ma mi basta sapere che se sono riuscito a far capire al pubblico anche una sola piccola parte della sua angoscia, bene, allora il mio lavoro non è stato inutile». Coraggioso, Herlitzka. Che ammette come per un attore di teatro come lui, defilato da sempre da feste e mondanità «una passerella come quella della Mostra di Venezia potrebbe, se fossi ancora giovane come gli altri protagonisti del film, farmi letteralmente perdere la testa». Herlitzka interpreta il secondo Moro della storia del nostro cinema. Il primo, nell'86, fu impersonato da Gian Maria Volonté in «Il caso Moro» di Giuseppe Ferrara. Herlitzka, che pure da Volontè è fisicamente assai differente, ammette di non aver visto il film di Ferrara ma di aver ammirato Volonté in «Todo Modo» di Elio Petri, «un personaggio che a Moro, in qualche maniera, assomigliava». Il film di Bellocchio, rigoroso (ma il regista dice che non ha rispettato la verità storica, specie nella ribellione del personaggio della Sansa, che ombreggia la Braghetti) contiene almeno un momento di calcolata ironia. Allorché il medium della seduta spiritica che dovrebbe consentire il ritrovamento di Moro chiede con quale spirito sta parlando. Ecco la risposta dall'aldilà: «Sono lo spirito di Bernardo». Impossibile non riconoscere un amichevole sfottò all'amico-rivale di sempre Bernardo Bertolucci. Dal quale è attesa adesso una risposta.

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