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di ALBERTO LOMBARDO QUALE sarà il ruolo dell'Europa nel nuovo ordine mondiale che si sta ...

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Costoro, attraverso una forte influenza da lobby culturale, o meglio think tank, indicano agli U.S.A. un ruolo di egemonia imperiale planetaria e la missione di esportare la democrazia, l'economia neocapitalista e i modelli di vita statunitensi a ogni latitudine. In un opuscolo che ha avuto ampia eco anche qui in Europa uno studioso americano (Robert Kagan) ha paragonato USA ed Europa a Marte e Venere: il primo recherebbe sulle spalle il gravoso fardello della guerra, difendendo anche la bella compagna, sempre insoddisfatta. Ci sono alcuni elementi condivisibili in questa analisi, un po' semplicistica, ma altri paragoni sarebbero più calzanti. Anzitutto, se si volesse individuare un'antica divinità che meglio indichi la "cifra" dell'Occidente probabilmente si dovrebbe far riferimento ad Apollo, figura della razionalità pura e luminosa contrapposta alle tenebre dell'illimitato: attraverso millenni di creatività e razionalità il mondo occidentale ha ottenuto un'innegabile supremazia materiale sul resto del pianeta. Ma il difficile rapporto tra USA ed Europa somiglia forse più a quello tra uno zio nobile e decaduto e un ricco nipote adolescente. Uno zio, e non un padre, poiché l'America ha più radici e più origini, e non solo quella europea che pur è preponderante. Ma l'Europa non è uno zio così vecchio da essere ormai incapace di autonomia e bisognoso di essere difeso e nutrito dal nipote. Come possono dunque questi due soggetti coesistere sotto lo stesso tetto? Si possono nutrire seri dubbi su quanto sostengono alcuni degli autori del recente «L'esperimento americano. Verso un nuovo ordine mondiale» (Edizioni Ares), e cioè che i destini dell'intero Occidente debbano essere unitari, disegnando così, di fatto, un futuro per l'Europa di vassallaggio della superpotenza americana. Così per esempio per F. Adornato è semplicemente indegna e inconcepibile la posizione di quei leaders europei, come Schröder e Chirac, che hanno nutrito dubbi sulla legittimità e la necessità della recente guerra contro l'Iraq. Oppure per il vaticanista de «L'espresso» Sandro Magister la Chiesa si è mossa in modo disordinato nei confronti del conflitto, prendendo posizioni troppo severe nei confronti degli Stati Uniti. Queste e altre prospettive, che forse risentono ancora in forte misura del complesso di una guerra perduta sessant'anni orsono, tradiscono una disarmante sfiducia nei confronti dell'Europa e un'ammirazione sconfinata e quasi fanatica per gli USA. Spesso non soltanto vengono dimenticati frettolosamente secoli e millenni di storia, ma si pensa che tutto ciò che ancora ci differenzia dal modello americano vada respinto, rimosso, combattuto. Se l'Europa riuscirà nell'intento di dotarsi di un'autonomia politica e militare non si arriverà certo a un pericoloso bipolarismo mondiale antagonistico, come alcuni paventano: più semplicemente, essa tornerà a poter decidere il proprio destino.

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