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Belvedere madre coraggio supera la prova

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Con un implicito messaggio di speranza finalizzato a confermare che, anche dopo il più drammatico e lacerante dolore come la perdita di un figlio, si può intravedere una possibilità di rinascita esistenziale. «ICS, l'amore ti dà un nome», può sembrare apparentemente la solida fiction melenza e spaccalacrime, tendente con lo sfruttamento della facile retorica dei sentimenti, a catturare pubblico. Eppure la miniserie la cui prima puntata è andata in onda martedì in prima serata su Rai2, ha un significato che va ben oltre una tale chiave di lettura. Innanzitutto il prodotto doveva rappresentare per viale Mazzini un primo importante banco di prova per Vittoria Belvedere, protagonista femminile intorno alla quale ruota tutta la vicenda di «ICS, l'amore ti dà un nome». L'attrice sarà infatti una delle figure predominanti della prossima fiction di viale Mazzini. La messa in onda, sulla seconda rete, di una vicenda certamente drammatizzata ad uso televisivo, doveva servire per valutare la effettiva presa sul pubblico della Belvedere nel ruolo drammatico di una madre coraggio a cui viene assassinato il figlio. L'esperimento è in parte riuscito. Vittoria Belvedere si sforza di apparire credibile riuscendo a strappare la curiosità del pubblico sul susseguirsi degli avvenimenti, peraltro prevedibili. Ma tutto il cast che le ruota intorno deve ringraziare la regia di Alberto Negrin, vero salvatore del prodotto la cui audience per la scontata intensità drammatica, ha momentaneamente risollevato le sorti di Rai2.

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