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Il «maggio» francese tra Ultimo tango e Mann

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Rivisitando «Ultimo tango» e, sulla scorta di un testo del romanziere americano Gilbert Adair, aggiungendovi l'incesto fra due gemelli, un fratello e una sorella, come in «Sangue velsungo» di Thomas Mann. Anche con altri temi, però. Intanto la cinefilia, perché i gemelli sono frequentatori appassionati della Cinémathèque di Henri Langlois e ne citano di continuo i film che vi vedono, quasi vivendoli. Poi, il maggio '68, che, attorno, fa sentire i suoi tumulti e, infine, un personaggio che vede, giudica e, facendo da voce narrante, tenta di portare un po' d'ordine in quel disordine in cui pure viene morbosamente coinvolto. È quello di un giovane americano, venuto a studiare a Parigi, che i due gemelli, prima trascinano nei loro giochi cui fanno da corollario dei quiz cinefili con penitenze erotiche, poi, nonostante sia nato l'amore reciproco, ne sono abbandonati sulle barricate del «maggio» a causa del loro incesto e della non condivisa violenza esplosa nelle strade. Molti temi, perciò, molte voci. La regia di Bertolucci si è ingegnata a svolgerli tutti sullo stesso piano puntando a un attento equilibrio di rappresentazione. Le soluzioni più felici sono quelle relative alla cinefilia, con citazione abile, fra le pieghe della storia, di immagini di film classici, arrivando a proporre, quando la ragazza, in un prefinale, tenterà un suicidio collettivo, il suicidio di Mouchette nel film di Bresson da Bernanos. Anche il disegno dei tre, nel chiuso di un appartamento in cui l'azione si colloca quasi per intero, è psicologicamente puntale, pur tra gli eccessi di un sesso sempre senza veli. E così le poche pagine sul «maggio», tutte ritmi convulsi come quei giorni. Mentre un commento musicale, fitto di canzoni americane e francesi d'epoca, ai momenti più rivelatori aggiunge il dolore di un giudizio che il personaggio narrante non può esimersi dal dare. Alcuni passaggi possono lasciare perplessi, qualche situazione - come una singolare reazione dei genitori dei due quando scoprono tutto — può sconcertare, nel suo insieme però, il film, pur senza essere il più compiuto di Bertolucci, ha pregi di regia rilevanti. Fino allo stile. Vi concorrono i tre interpreti, gli esordienti Eva Green e Louis Garre, i gemelli, l'americano Michael Pitt, già visto in «Bully». Dirò di più, quando uscirà a Roma, del film francese in concorso, «I sentimenti» di Noemie Lvovsky. Un adulterio tra vicini di casa in campagna commentato però da un coro con echi di musica classica. Una trovata sapiente.

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