«Luzi senatore a vita»

La richiesta è partita dai sindaci di Firenze Leonardo Domenici e di Gubbio Orfeo Goracci, città alle quali il più grande poeta italiano vivente è legato; la prima per esserci nato (a Castello di Sesto fiorentino nel 1914) e per averla eletta a sede stabile a partire dal 1929; la seconda per legami duraturi di amicizia e di attività. A sostegno della richiesta al Presidente Ciampi si sono unite già molte illustri voci: la poetessa Maria Luisa Spaziani, il regista Luca Ronconi, l'architetto Gae Aulenti, il filosofo Massimo Cacciari, l'artista Marco Nereo Rotelli, l'editore Nicola Crocetti e molti altri. La nomina di Luzi senatore a vita (per il quale il meritato Nobel è sfumato), troverebbe sicura approvazione - sostengonO i promotori - anche in tutti quei Paesi dove i versi del poeta sono conosciuti, grazie alle numerose traduzioni in inglese, spagnolo, greco, francese, rumeno, svedese, fiammingo, russo, bulgaro, croato, ceco, tedesco, turco, polacco, albanese. «Stupisce veramente che Luzi non sia ancora senatore a vita - ha detto Maria Luisa Spaziani - e mi sembra doveroso rendergli omaggio, per l'acclarata fama internazionale e la testimonianza della operosa e universalmente riconosciuta attività, non solo come poeta ma anche come saggista, traduttore, critico d'arte e autore di teatro». Tra l'altro, Mario Luzi il 7 gennaio 1997 a Reggio Emilia davanti alle massime cariche dello Stato ha pronunciato - come un secolo prima Carducci - il discorso «Per il bicentenario del tricolore». Nello stesso anno, il 18 gennaio a Firenze è stato insignito della Legion d'Onore dal Presidente della Repubblica francese, ed ancora ha ricevuto incarico dal Papa di scrivere un testo per la «Via Crucis», letto la sera del Venerdì Santo del 2 aprile 1999, durante la liturgia celebrata da Giovanni Paolo II al Colosseo. «Non esiste un poeta di così lungo corso (oltre sessantacinque anni) come Luzi - ha detto Ronconi -, che non si sia sempre speso in diverse avventure dell'immaginazione con esiti folgoranti». «Il primo libro di versi, "La barca", nel '35, è stato - ha osservato l'editore milanese Crocetti - la partenza di un viaggio intorno all'anima e al mondo, capace di invadere con accenti nuovi la tessitura dell'ermetismo fiorentino». Massimo Cacciari ha evidenziato «gli altissimi valori sociali del grande protagonista della letteratura contemporanea, che si fondono in una concezione di umanesimo creaturale e di limpida passione civile, riconducibili dialetticamente a Leopardi».