di ANTONELLO SARNO VENEZIA — Arriva Woody Allen e a Venezia non ce n'è più per nessuno.

Poi, tutti a pranzo «al Monaco», malgrado i protagonisti del suo film «Anything else», Jason Biggs e Christina Ricci, avessero già sullo stomaco la supercena di ieri sera, dove la Ricci - dopo aver brindato alla bellezza di Venezia con ben nove Bellini cocktail - si è persino dimenticata che all'aereoporto le avevano smarrito i bagagli. Che per fortuna, oggi, sono stati ritrovati. «Io amo Venezia perché è una città che si distingue dal mondo reale, che non mi piace affatto perché è inutilmente crudele. Invece, quando vengo qui respiro una bellezza "organica", finalizzata, armoniosa. Diversa, insomma, dal mondo reale». Lusinghiero, Allen, nei confronti della città, grazie, ma perché l'anno scorso è andato a Cannes trascurando proprio la Mostra del Cinema? «Perché i francesi sono sempre stati così amichevoli con me ed hanno sempre sostenuto i miei film con uno straordinario entusiasmo - risponde Allen aggiustandosi gli eterni occhiali modello anni '50 - senza dimenticare che proprio nel film che ho portato a Cannes («Hollywood ending») si parlava del pubblico francese. Invece, lo ripeto, a Venezia io sono felice perché è una fuga dalla realtà quotidiana. Per questo cerco di venirci almeno una volta l'anno». E il film? Il suo personaggio, il battutista ebreo David Dobel, è un poveretto, «ma anni di persecuzioni non solo religiose lo hanno trasformato in un paranoico», dice Allen che lo considera una metafora di Israele. «All'inizio - spiega - era un paese meraviglioso, poi è stato perseguitato, colpito, combattuto senza tregua, vittima di un atteggiamento nel mondo arabo poco comprensivo nei confronti di un paese giovane, così Israele è stato obbligato a polarizzarsi, a schierarsi, e non sembre nel modo giusto. Ciò ha comportato errori - spiega un Allen insolitamente politico - a rinchiudersi nel proprio guscio, ad essere aggressivo per necessità». E le donne? E la psicanalisi? Le domande sui classici temi affrontati da Allen nei suoi film come sempre incalzano, ma Woody imperturbabile conclude con una battuta delle sue: «La differenza tra le donne e gli psichiatri è gli psichiatri sono un optional e le donne no». Un grande. Intanto, la palma della prima, simpatica gaffe della Mostra spetta al neo giurato Stefano Accorsi. Avvicinato al suo arrivo al Lido insieme al suo cane bizzarramente battezzato «Anch'io», Accorsi ha precisato di averlo trovato per strada, in Slovacchia. E la razza ? «Nessuna in particolare. Sì, insomma, è un bastardo slovacco!». Speriamo che i registi slovacchi presenti al Lido (ma ce ne sono ?) non abbiano sentito.