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Maurizio Scaparro: «In teatro porto la vita»

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Viaggiare è un modo di essere o un luogo da raggiungere? «Viaggiare è una delle mie passioni più smodate. Parigi ed il teatro degli italiani dove ormai sono quasi sempre da tempo è una delle mie mete preferite». Ricorda la sua prima volta da regista? «Arrivai alla regia nel lontano '64 con un testo sulla Resistenza di Franco Antonicelli. Poi non mi sono mai più fermato». Si sente un intellettuale? «Ho lavorato e lavoro tanto. Ho alle spalle tanta attività giornalistica e tanta critica teatrale. Ho scelto sempre lo spettacolo impegnato organizzando e conducendo grandi macchine produttive di eventi culturali. Il teatro degli italiani a Parigi ne è un esempio». Il teatro è vita? «Il teatro va oltre la vita ed è al tempo stesso la rappresentazione della vita con tanti sogni». Qual è il filo conduttore della sua carriera? «Ho inseguito le idee più disparate, da Pirandello a Janet, da Corrado Alvaro a Saul Bellow passando naturalmente per Shakespeare e Goldoni». Le sue tematiche preferite? «La festa, il potere, l'impegno civile. La vita, insomma». Da grande cosa vorrà fare? «C'è tanto tempo ancora per vivere e per fare. Coltivo le mie illusioni e cerco di dimenticare sempre le mie delusioni».

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