L'ATTORE A VASTO SVELA IL TITOLO DEL NUOVO LAVORO DEL REGISTA
Catania: «Sarò ancora al fianco di Verdone»
Intanto, il suo bel bagno di folla l'ha già avuto in anticipo l'altra sera al «Vasto film festival», dove è arrivato con Anita Caprioli. Antonio Catania (nella foto), 50 anni, siciliano doc, uno dei nostri attori più prolifici nonché tra gli interpreti preferiti di Gabriele Salvatores, sarà anche nel prossimo lavoro di Verdone. È proprio lui a svelarci finalmente il titolo della nuova pellicola di Carletto: «L'amore è eterno... finchè dura». Una sorta di continuazione ideale di «Ma che colpa abbiamo noi», col regista romano alle prese stavolta con i rapporti familiari fra mogli e figli. A settembre il primo ciak; nel cast anche Laura Morante, Stefania Rocca e Elisabetta Rocchetti, rivelazione femminile de «L'imbalsamatore» di Matteo Garrone. «Sono soddisfatto che Carlo mi abbia scelto di nuovo, perché dimostra di aver apprezzato il mio lavoro. Certo, questa volta ho un ruolo che non mi si addice molto, visto che non ho un fisico da sportivo: faccio la parte di un maestro di tennis, amante di Laura Morante», rompe il ghiaccio Catania ch epoi racconta: «Nel film in concorso a Venezia, "Segreti di Stato", vesto i panni di Paolo Crisafulli, avvocato di Pisciotta, luogotenente del bandito Salvatore Giuliano che negli anni '50 fu individuato e ucciso in un conflitto a fuoco dalle forze dell'ordine, proprio grazie alla delazione di Pisciotta, di lì a poco avvelenato in carcere». Catania continua a dividersi tra cinema e teatro, trascurando la tv. «Una fiction di grande successo da un lato ti dà la popolarità, ma dall'altro rischia di imprigionarti in un ruolo dal quale poi è difficile liberarsi, vedi Zingaretti-Montalbano o Proietti-Rocca». L'attore tra poco si darà al teatro. «Sarò l'unico uomo tra quattro donne nella commedia di Natalia Ginsburg "Ti ho sposata per allegria". Debuttiamo a Milano. La protagonista femminile è Maria Amelia Monti, nel ruolo scritto in origine per Adriana Asti. Ho deciso di fare un anno di teatro per darmi una disciplina che si perde facendo cinema, e peggio ancora tv, dove i tempi sono addirittura dimezzati e le cose scritte male».