«Grazie Italia, mi hai fatto capire chi sono»
«L'aneurisma non c'entra niente. Phil è un'ottima persona, ma io non sono una casalinga»
Ha riaperto la casa di Los Angeles, sulle colline di Hollywood, e per il momento, Roan, il bambino adottato tre anni fa dalla coppia, sta con la madre. Ma a Hollywood tutti pensano che il giudice finirà per dare l'affidamento al padre per via degli atteggiamenti eccessivi dell'attrice, sempre in prima fila quando c'è da dare scandalo. Sharon Stone, a Hollywood, rimane pur sempre una diva di carattere dotata di forte personalità e di una intelligenza invidiabile. Non a caso è membro del club internazionale Mensa, un sodalizio i cui membri devono avere un quoziente d'intelligenza minimo molto elevato. Sono soltanto tre attrici a vantare questo primato. La Stone, Geena Davis e Debra Winger. Allora è vero che divorzia da suo marito? «Così dicono. Voglio dire che è vero che ci siamo separati. Diciamo che il nostro matrimonio è finito». Per esaurimento o c'è stato qualche altro motivo? «Chiedetelo a Donatella Versace. È tutta colpa sua». Che c'entra la Versace? «Niente, poveretta, niente. Anzi. Mi ha sempre aiutata molto, siamo molto amiche e ci stimiamo a vicenda. Il fatto è che quando sono stata a Milano mi hanno trattata talmente bene che mi è passata la nostalgia di casa e ci ho fatto addirittura sopra un pensierino, all'idea di trasferirmi a Milano. È una città che adoro. Peccato che non c'è il cinema a Milano e che piove sempre, questi sono gli unici due aspetti che mi costringono a soprassedere, altrimenti abiterei già lì». Lei è di solito molto riservata sulla sua vita privata. Come mai ha deciso di parlare del suo divorzio? «Io non avevo deciso un bel niente. Mi sono trovata la notizia stampata sul Sun di Londra e due giorni dopo sul New York Post, praticamente tre ore dopo che avevo parlato con Phil per telefono e avevamo deciso che sarebbe stato il caso per entrambi di separarsi. Non so come facciate voi giornalisti a sapere queste cose addirittura prima delle persone in causa. Comunque è andata così. E allora, per evitare brutti pettegolezzi, o calunnie o dicerie false, ho preferito uscire allo scoperto. Alla reputazione di mio marito, anzi, del mio ex marito ci tengo. Phil è stato un ottimo marito. Il fatto è che era, per l'appunto un marito, e io non volevo più un marito. Volevo stare da sola. È sempre stato un uomo onesto, fedele e presente, sia fisicamente che psicologicamente, il che non è poco di questi tempi. Ma io avevo voglia di ritornare alla mia vita da zingara. Tutto qui». Pensa che l'aneurisma cerebrale che l'aveva colpita un anno fa abbia influito sulla sua decisione? «Macché, gliel'ho già detto, l'illuminazione sulla via di Damasco l'ho avuta a Milano. Mi è ritornata la voglia di vivere come una adolescente. Di viaggiare, di fare tardi la notte tornando a casa all'ora che mi pare senza dover render conto a nessuno. Sono sempre stata una selvaggia indomita. Ho provato con Phil a metter su famiglia cercando di mettere radici. Non è per me. Io non sono quel tipo di donna. Sono abbastanza intelligente per seguire la mia natura invece che cercare di contrastarla». Infatti lei è famosa per il suo alto quoziente di intelligenza. «Uhh, quante storie, come se per essere attori una deve essere per forza stupida. Beate le italiane. Anzi, beati gli italiani che hanno la possibilità e l'opportunità di confrontarsi con donne intelligenti. L'avevo già capito negli anni '80, quando ho trascorso un lungo periodo a Roma, città che porto nel mio cuore non soltanto per la sua bellezza ma perché mi ha dato il successo». Quando? «Nel 1988. Prima di fare "Basic instinct" che poi mi ha lanciata. Ero a Roma a girare un film diretto da John Frankenheimer, l'unico film americano sulle brigate rosse e il delitto Moro, "Nell'anno del fucile". Io avevo una particina, durava due giorni e finiva lì. Ma sono rimasta lo stesso girellando sul set e ho conosciuto tanta gente e alla fine John Frankenheimer decise di allungarmi un po' la parte finché non