di ALDO COSTA SI CELEBRA in questi giorni a Fontanellato (Parma) il cinquecentenario della ...
Per l'occasione sabato 23 agosto, sarà allestita una cena nell'incantevole Rocca Sanvitale del borgo medievale parmense. L'evento si svolgerà all'interno della corte di Galeazzo Sanvitale, il nobile per il quale il pittore-alchimista dipinse, agli albori della sua carriera, una intera stanza, affrescandola con la rappresentazione del celebre mito di Diana e Atteone. In quest'occasione le Poste Italiane presenteranno il francobollo celebrativo del cinquecentenario, che raffigura l'immagine di Paolo Gonzaga, così come dipinta dal Parmigianino proprio nell'affresco custodito nella Rocca di Fontanellato. La celebre stanza di Diana e Atteone, punta di diamante della Rocca San Vitale di Fontanellato, fu dipinta dal Parmigianino intorno al 1524. Si tratta di una delle sue prime opere, creata molti anni prima della decorazione della chiesa della Steccata, che doveva essere l'opera maxima dell'artista, e che invece rimase incompiuta. Morì a soli 37 anni, rovinato, probabilmente, dalla sua passione per l'alchimia. La stanza, ricavata nel castello di Fontanellato, era stata concepita come un rifugio privato e segreto, e tale è rimasto fino al 1696 quando venne citata in uno scritto del Fontana. La saletta, di forma rettangolare, riproduce in quattordici lunette, il mito di Diana e Atteone, narrato da Ovidio nelle sue «Metamorfosi». Secondo la narrazione classica la dea Diana, adirata per essere stata sorpresa nuda in una vasca da bagno dal cacciatore Atteone, trasformò, con un sortilegio, l'uomo in un cervo. Atteone, assunte così sembianze animali, venne creduto preda di caccia dai suoi stessi cani, e divorato. La raffigurazione che fa il Parmigianino della fabula ovidiana è fedele al racconto originale. Nelle quattordici lunette, l'artista descrive il mito con un andamento narrativo continuo e attento, declinando abilmente le ore e il luogo del racconto, dipingendo con cura le variazioni del cielo che va verso il crepuscolo. Nella parte inferiore della stanza corre un fregio con cornice lignea laccata, recante un'epigrafe composta ex novo per l'occasione, che riassume il motivo del dipinto.