«Scappo dall'America ma non dai suoi miliardi»
«Adoro l'Europa e le sue contraddizioni. Tra Clinton e Bush nessuna differenza, tutto è business»
Da un mese è diventato cittadino francese rinunciando a quella americana: «Ero comunque considerato uno strano tipo quando ero americano, troppo europeo dicevano, almeno adesso mi sento a casa». Eppure Hollywood seguita a fargli la corte e non vede l'ora che Johnny Depp decida di ritornare in California, se non altro per il fatto che è l'unico attore della sua generazione che garantisce al botteghino un successo sempre miliardario. Il suo film, soltanto negli Usa, ha incassato 100 milioni di euro nei primi dieci giorni di programmazione. Ma lui non sente ragioni. Se n'è andato via sbattendo la porta e non sembra abbia intenzione alcuna di riaprire quei battenti. Soddisfatto del successo del suo ultimo film? «Mi è indifferente». Non è contento? «Sono contento come padre di famiglia e nella parte piccolo-borghese che ciascuno di noi ha». Sarebbe a dire? «Va bene per i soldi. È un film d'avventure, divertente, che non fa pensare e rilassa, mi hanno dato parecchi miliardi che mi sono messo da parte per la vecchiaia. Quindi sono contento. Ma a me interessa anche interpretare dei ruoli che facciano pensare. In Usa non c'è più né tempo né spazio per pensare. E la politica non c'entra, io sono andato via ben prima degli attentati terroristici. Bush o Clinton è la stessa pappa. Sembrano diversi soltanto perché hanno una diversa opinione sulle modalità di gestire il business planetario, ma sempre di business si tratta. A me piace, invece, l'Europa per quei motivi per cui non piace agli europei». E quali sarebbero? «La lentezza, l'inefficienza, la conflittualità permanente, perché in Francia i bretoni odiano i provenzali, in Germania i sassoni non possono vedere i bavaresi, in Italia i siciliani e i piemontesi non parlano neppure la stessa lingua, e così via dicendo. È ciò che rende l'Europa ricca, etnicamente sana. A Parigi, nel quartiere dove abito, c'è stata una specie di rivolta perché la salsamenteria dell'angolo ha avuto l'idea di cambiare la forma della baguette, invece di quella classica lunga e fina, ne ha fatto una tonda e cicciotta. Sono dovuti intervenire l'assessore e il sindaco. In Usa è considerata una cosa folle, a me regala il sapore dell'autenticità che rende un paese e la sua cultura insostituibili». Non le manca l'America? «No, perché? Dovrebbe?» Eppure è la sua terra d'origine. «Con questo ragionamento agli americani dovrebbe mancare l'Europa, visto che tranne gli indiani veniamo tutti dal Vecchio Continente. No, non mi manca. Anzi. Non potrei più vivere in Usa per nessun motivo, ma non lo dico per polemica. È una questione d'amore. Io sono innamorato dell'Europa, tutto qui, anche se per gli americani è inconcepibile. Basti pensare che in California ci sono produttori che premono continuamente con i giudici per consentire a Roman Polanski di poter rientrare in Usa ma si sono dimenticati di chiedere a Roman la sua opinione. A Polanski, infatti, non glie ne importa niente di tornare a girare in America». In Francia la trattano da americano? «I francesi se ne fregano, come del resto gli italiani e gli spagnoli, tre culture molto ciniche ma ancora molto vitali. Per loro ciò che conta è fingere di vivere nella modernità godendone tutti i vantaggi mantenendo inalterata la tradizione. Io, come uomo di cinema, poiché sono famoso, appartengo a una specie di aristocrazia e quindi vado benissimo, mi adorano tutti. Da questo punto di vista gli Usa sono molto più democratici. L'Europa non è affatto democratica. Ma a me va bene così. Neppure io sono democratico. Je suis europeanne».