Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

di SIMONA BUONOMANO IL GESUITA Matteo Ricci deve la notorietà alla sua opera di cristianizzazione ...

default_image

  • a
  • a
  • a

A questa figura di intellettuale e religioso è dedicata un'importante mostra allestita a Macerata fino al prossimo 5 ottobre, presso Palazzo Ricci, la Pinacoteca comunale e l'Auditorium San Paolo, e che sarà traferita a Roma dal 23 ottobre all'11 gennaio 2004. Nato a Macerata nel 1552, Matteo Ricci prese i voti a vent'anni e venne destinato alle missioni d'Oriente. Dieci anni dopo giunse a Macao e dal 1601 fino alla morte, avvenuta nel 1610, si stabilì a Pechino coll'intezione di convertire l'imperatore Wanli: non ci riuscì, ma Wanli gli conferì il grado di mandarino e lo pose sotto la sua protezione. Ricci fu un grande mediatore di civiltà, intesa come linguaggio (operò come traduttore), religione (scrisse il primo catechismo Cinese, diffuse il Cristianesimo e la teologia occidentali), scienza (pubblicò il primo mappamondo cinese e introdusse in Oriente le conoscenze astronomiche occidentali). La mostra, intitolata «Padre Matteo Ricci. L'Europa alla corte dei Ming» e curata da Filippo Mignini, presenta circa duecento pezzi ed è articolata in sei sezioni: c'è la vita quotidiana della Cina dell'epoca con porcellane, bronzi, corredi funebri, oggetti religiosi; una collezione di strumenti per la stampa; strumenti musicali, come uno dei primi esemplari di clavicembalo da tavolo e di organo portatile, dipinti a olio. Soprattutto ci sono le opere di Ricci, come le traduzioni e gli scritti, le rarissime carte geografiche universali da lui realizzate, astrolabi, mappamondi, orologi solari e meccanici: fu lui a rivelare agli orientali che la terra era rotonda e negli ultimi mesi di vita approntò la riforma del calendario cinese. Alla sua morte l'imperatore concesse un terreno per la sua tomba: era la prima volta che ciò accadeva per uno straniero. Un letterato cinese lo ricordò con queste parole: «Il dottor Li ha aperto gli occhi della Cina sul mondo». Li Madou, è così che lo chiamavano.

Dai blog